Nell’abitato di Soligo, al centro di un crocicchio, appare al passante ignaro di tanta bellezza e storie nascoste, una piccola chiesetta, poco più di un sacello, apparentemente anonima e di poco interesse, un po’ come molti altri luoghi sacri che nei secoli hanno perduto la loro identità e il loro contesto originario.
E invece la chiesa di Santa Maria Nova è un insieme di cultura, religiosità, arte, storia, vita pubblica e vita privata. Le vicende dell’edificazione della chiesa sono intrecciate con la storia di un ramo di una famiglia dal nome altisonante e fondamentale per la Marca Trevigiana: i Da Camino.
Eretto verso la metà del Trecento, completamente finanziato e voluto da Rizzardo da Soligo, figlio di Giacomo Da Camino che era fratellastro dei più celebri Rizzardo IV e Gaia, l’edificio sacro aveva funzione di cappella di famiglia, voluta dal suo fondatore forse per uno scopo devozionale, oppure per manifestare il prestigio della casata, o ancora per potersi assicurare celebrazioni eucaristiche che garantissero la salvezza delle anime propria e dei familiari, in un periodo molto travagliato a causa della peste del 1348.
La chiesa ha una struttura architettonica molto semplice, ad aula unica, e nel tempo ha subito poche modifiche, mantenendo perlopiù l’aspetto originario. È sopravvissuta anche ai bombardamenti della prima guerra mondiale, che pure avevano arrecato gravi danni, tra cui una breccia causata da una granata.
Oggigiorno il luogo di culto si presenta completamente restaurato, grazie a recenti interventi. Passando all’interno della chiesa, il visitatore è incuriosito sicuramente dalla ricca decorazione ad affresco che occupa quasi interamente le pareti: figure di santi si susseguono una accanto all’altra, in una splendida teoria che trasuda devozione, ma che immerge anche l’osservatore nella storia e nel costume di quell’epoca che si colloca tra il medioevo e gli albori del rinascimento.
Gli affreschi decorativi della cappella furono commissionati in parte da Rizzardo stesso, in parte da un suo nipote, Armerico degli Azzoni, come attesta l’iscrizione posta nel margine inferiore delle figure dipinte: “Nell’anno 1362, indizione quindicesima, giorno ventidue del mese di giugno, questa opera fece fare Armerico che abita a Soligo, figlio del defunto signore Azzone degli Azzoni, giudice di Belluno”.
Tra le figure di Santi che decorano le pareti, spicca una Santa Caterina, in piedi sulla ruota del suo martirio, la quale, oltre che sul capo, tiene in mano altre due corone, che completano lo sfarzo del suo abbigliamento.
Alcuni di questi santi, come le due figure presenti raffiguranti Sant’ Antonio Abate, un presunto San Martino e un altrettanto presunto San Giorgio, hanno ai loro piedi degli oranti, quasi sicuramente rappresentanti della famiglia caminese di Soligo.
Sulla parete di fondo del presbiterio si può ammirare una bellissima Madonna con il Bambino in trono, quattrocentesca, opera di un seguace del pittore Giovanni di Francia; al di sopra di essa commovente è la figura del trecentesco Cristo Passo, che incute un sentimento di pietà e misericordia.
La possibile funzione di cappella anche funeraria, è testimoniata dalla rappresentazione della Resurrezione di Lazzaro sulla parete destra, sopravvissuta al parziale crollo in periodo bellico, come precedentemente ricordato.
La figura di Lazzaro che si erge dal sepolcro, infondeva un importantissimo messaggio di fede e di speranza di resurrezione, a tutti i membri della nobile famiglia dei Da Camino, ma ancora oggi a tutti i fedeli.
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(Fonte: Paola Brunello e Cinzia Tardivel).
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