L’impegno del dottor Giampaolo Zagonel per far conoscere in Italia la figura di Lorenzo Da Ponte, l’autore delle più celebri opere di Wolfgang Amadeus Mozart e grande uomo di cultura dell’Ottocento, costituisce una vera e propria missione la cui nuova tappa è rappresentata dall’ultimo libro di fresca pubblicazione: “Lorenzo Da Ponte, Lettere”.
In questa nuova opera, finita di stampare lo scorso 10 marzo 2020 con le Grafiche De Bastiani di Godega di Sant’Urbano, sono raccolte e pubblicate tutte le Lettere di Lorenzo Da Ponte conosciute fino ad ora.
Pur coprendo un arco temporale di 75 anni (la prima del 1763, l’ultima scritta poco prima della morte avvenuta il 17 agosto 1838 a New York) le lettere rimaste sono circa 200.
Nel corso della sua vita, Lorenzo Da Ponte ha scritto una grande quantità di lettere a moltissimi destinatari senza nessuna finalità letteraria apparente.
Il contenuto, infatti, era spesso riferito ai problemi della vita quotidiana, ai suoi progetti e ai suoi svariati interessi; tra i corrispondenti troviamo anche figure illustri come Casanova e Rossetti.
Si riscontra quindi un forte squilibrio, soprattutto negli anni europei, con periodi lunghi caratterizzati da una minore attività epistolare mentre negli anni americani la vitalità è davvero importante.
Nel “soggiorno americano”, Da Ponte ha dato il suo contributo più significativo per far conoscere la letteratura, la musica e la lingua italiana in questo grande continente, riuscendo nello scopo di incuriosire gli americani rispetto alla cultura italiana.
“Nel 1995 avevo pubblicato – spiega il dottor Giampaolo Zagonel -, su sollecitazione precedente del professor Gianfranco Folena, l’epistolario di Da Ponte o, meglio, le Lettere di Da Ponte e dei fratelli. Dopo 20 anni, mi sono accorto che il libro era superato da un punto di vista di ulteriori lettere ritrovate, di annotazioni non più corrispondenti ad altre ricerche bibliografiche per cui, 5 anni fa, ho deciso di fare una nuova edizione. Non è una riedizione ma ho rifatto da capo l’opera, non utilizzando neppure le note del testo precedente e aggiungendo una quarantina di lettere che, nel frattempo, avevo trovato”.
“In più – aggiunge Zagonel – nel libro c’è anche un’iconografia nuova. Non ho utilizzato le vecchie illustrazioni del libro del 1995 ma ho messo altre illustrazioni
che sono riuscito a recuperare. A dire la verità, lavori di ricerca se ne fanno anche al giorno d’oggi perché ci sono ancora dei bravi giovani ricercatori. Quindi la ricerca anche oggi ha un suo valore in questo mondo di superficialità e di approssimazione culturale, che spero che il Coronavirus non ottenebri del tutto”.
“Da Ponte ha avuto una vita lunghissima – aggiunge lo studioso di “Storia del Cenedese” -, quasi 90 anni che per l’epoca credo fosse una vita straordinaria ed eccezionale come numero di anni. La prima lettera, del 1763, è di quando si chiamava Emanuele Conegliano (Emmanuel Conegliano) e aveva 14 anni, prima della conversione (al Cristianesimo). L’ultima lettera è del 1838, due mesi prima della morte: quindi un arco di oltre 70 anni di vita”.
“Quasi metà delle lettere sono del periodo americano – prosegue – quindi da dopo il 1805 e fino al 1838. Si sono conservate perché i corrispondenti italiani che le ricevevano le hanno mantenute. Quelle che si trovavano nel circolo degli intellettuali americani oggi si trovano in diverse biblioteche e università americane. Mi auguro che questo libro possa rappresentare un contributo ancora più cospicuo per quanto riguarda l’attività di Lorenzo Da Ponte come promotore della cultura italiana negli Stati Uniti”.
“Le lettere aggiunte – conclude il dottor Giampaolo Zagonel -, infatti, sono quasi tutte del periodo americano per una corrispondenza con professori universitari degli Stati Uniti e con librai italiani con richieste di libri. Si vede ancora di più la grandezza di Da Ponte nel promuovere la nostra cultura e i nostri classici. Chi dovesse aspettarsi nuovi particolari del rapporto di Da Ponte con Mozart rimarrebbe deluso, come sono rimasti delusi la volta precedente i musicologi che mi hanno anche chiesto il motivo per cui non ci fossero lettere di Mozart a Da Ponte o viceversa. Il caso è spiegabile facilmente perché Da Ponte e Mozart hanno operato a Vienna in un periodo molto ristretto, di soli cinque anni, in cui tutti e due erano a Vienna e non avevano bisogno di scriversi per capirsi”.
Il dottor Zagonel, inoltre, ha voluto spendere alcune parole sullo “stato di salute” della cultura dopo l’emergenza Coronavirus: “La cultura potrebbe riprendersi perché, dopo decenni di trascuratezza, il Coronavirus ci ha fatto pensare a cose più serie e quindi non è detto che la cultura possa avere nel contesto futuro una pregnanza superiore, da parte di tutti, rispetto a quello che ha avuto in precedenza. Il momento è veramente tragico e triste: abbiamo i teatri chiusi, le biblioteche che riaprono un po’ alla volta e il problema delle attività produttive ed economiche”.
“È fondamentale lo scambio interpersonale – conclude – e anche naturalmente i libri. I libri non si può dire che vengano superati dagli scambi telematici, dalla tecnologia e dai videogames. Il libro è un articolo che resta, sempre. Tante cose spariscono ma i libri restano sempre”.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
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