“Perché, tra i tanti autori della sua casa editrice, ha scelto proprio Carlo Brusadin?”: si è concluso con questa domanda l’incontro di Qdpnews.it con Fabio Brussi, editore di Edizioni Antilia, e con l’autore Carlo Brusadin.
La risposta del dottor Brussi è stata molto semplice: “Ho scelto Carlo Brusadin perché è il più pittoresco, in senso positivo, e il più caratteristico. Ha della personalità, ha delle cose da dire e le dice con il cuore”.
Effettivamente non si può restare indifferenti dopo un incontro con Carlo Brusadin, uomo dalle mille risorse e capace di toccare l’anima delle persone non solo con i suoi libri ma anche con la sua speciale dote comunicativa, in grado di far vibrare la sensibilità degli interlocutori più attenti.
Nato a Pordenone il 27 maggio del 1968, dopo una formazione classica si è avvicinato al mondo della comunicazione, nel quale lavora da circa 30 anni.
Titolare di un’azienda di comunicazione con sede a Montebelluna, è una persona curiosa ed estroversa, oltre ad essere un motociclista appassionato che ama viaggiare e conoscere il mondo, soprattutto le anime e le culture che lo compongono.
Friulano di origine, ma veneto di adozione, si sente legato alla città di Berlino, che definisce “la mia città”.
“Se me lo concedete Carlo Brusadin è un bel casino – ha spiegato l’autore di origini pordenonesi parlando di se stesso – e a me piace definirmi così. Ritengo di avere la fortuna di poter raccontare la mia vita e quella degli altri attraverso le parole scritte che hanno la possibilità di renderti immortale, perché rimarranno anche quando noi non ci saremo più. Sono una persona curiosa che nella comunicazione ha trovato la propria professione e il proprio equilibrio. Non mi stanco ancora di sperimentare e di ricercare quella che ritengo essere la base del rapporto tra esseri umani: la comunicazione. Della stessa ho fatto la mia professione e la mia vita. Le modalità per esprimere questo tipo di percorso si sono evolute nell’arco di 30 anni di lavoro, con una sperimentazione continua che mi ha portato a diventare maturo per potermi definire uno scrittore”.
“Io ritengo che – continua lo scrittore Brusadin – tutto quello che faccio sia collegato in qualche modo ad una professione che io non so definire perché non conosco più gli argini del mio lavoro. Io sto vivendo anche di scrittura ed è una cosa che mi entusiasma.
Devo dire che in tutto ciò che ho fatto negli ultimi anni questa è la parte che mi sta entusiasmando di più. Il futuro dell’editoria e della scrittura, per me, è un futuro bello e piacevole che io leggo dal mio punto di vista. Secondo me la scrittura è terapeutica: un momento in cui devi rimanere con te stesso e questo è un lusso perché ricavare del tempo per noi stessi è uno dei beni più preziosi che possiamo avere in questo momento”.
“Parlando di Elia, uno dei protagonisti di un mio libro – prosegue Carlo Brusadin -, vi posso dire che è un motociclista ma Elia sarebbe stato anche il nome del mio maschietto se mai fosse arrivato. In realtà, la natura e i percorsi della vita scelgono strade che non sappiamo spiegare e lui non arrivò mai. Comunque si tratta di un nome al quale io e mia moglie eravamo molto affezionati. In qualche modo ho voluto onorarlo e celebrarlo battezzando con questo nome un motociclista: così è nato il mio libro “Strade”. Quest’opera è la storia di un motociclista ma la strada dell’asfalto è soltanto la scusa e l’incipit di un percorso che si va ad intersecare e a incrociare con le strade della vita, della professione, delle amicizie, delle inimicizie, delle difficoltà e delle fortune. Quindi è la vita di ognuno di noi che, in qualche modo, siamo dei “motociclisti”. Ognuno affronta il percorso da “motociclista” con i propri timori e le proprie paure”.
“L’opera “Io credo a Babbo Natale” – conclude Carlo Brusadin – non è soltanto il titolo di un libro ma è un’affermazione di cui io sono assolutamente convinto e certo. Babbo Natale nasce come diario di un papà. Io ho avuto la sfortuna di perdere la mamma quando ero un ragazzino e il papà, purtroppo, l’ho perso troppi anni fa. Erano anche momenti di dolore che, in qualche modo, non volevo più ripescare ma non avevo fatto i conti con la vita. Avevo messo tutto questo dolore dentro una “cassapanca”, lasciandoli ricoprire di polvere, fino a quando la vita mi ha regalato due figlie che hanno cominciato a chiedermi chi fossi e da dove venissi: fondamentalmente volevano sapere perché tra tutti i papà normali a loro fosse capitato uno ridotto così. Quindi ho cominciato a scrivere questo libro, perché mi risultava più facile e più semplice trasferire qualcosa che avevo la presunzione che potesse rimanere alle mie figlie anche quando io non ci sarò più. Mi sono reso conto che i ricordi personali dei miei genitori erano dei filmati che, con il tempo, si sono trasformati in fotografie che hanno cominciato a sbiadire e a perdere il colore. Avevo paura di essere dimenticato o di rischiare l’oblio completo”.
Questo è Carlo Brusadin, lo “scrittore-motociclista” che nella scrittura ha trovato la possibilità di conquistarsi la sua fetta di eternità.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
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