Polemiche antiebraiche e contro le eresie: i messaggi “segreti” dell’Ultima cena nella chiesetta di San Polo di Piave

Nell’ultimo appuntamento estivo con la rubrica “Medioevo Veneto”, l’avvocato Danilo Riponti, studioso dell’epoca medievale che si è occupato in particolare dell’età delle Crociate e della storia degli Ordini Cavallereschi monastico-militari, accompagnerà i lettori di Qdpnews.it alla scoperta degli affreschi di Giovanni di Francia presenti nella chiesetta di San Giorgio a San Polo di Piave.

Questa chiesa si trova nella tipica campagna del Veneto orientale e custodisce uno scrigno d’arte dal grande fascino che permette al visitatore di riflettere sulla cultura, sulla civiltà e sui contenuti più profondi della fede e della devozione cristiana che hanno caratterizzato per secoli questi luoghi.

La fede in Cristo, infatti, ha sempre parlato anche attraverso l’arte, veicolo privilegiato per diffondere la conoscenza soprattutto nelle fasce meno istruite della popolazione, che rimanevano colpite dalla potenza espressiva di ciò che potevano ammirare nella chiesetta di San Giorgio.

La chiesa, probabilmente di fondazione longobarda (VIII secolo), apparteneva agli edifici religiosi controllati dal Patriarcato di Aquileia.

Il periodo aquileiese dà la struttura romanica a questa chiesa ma, solo nel Quattrocento, questo sito diventa un autentico gioiello dell’arte nella Marca Trevigiana.

L’Ultima Cena con gamberi della chiesetta di San Giorgio a San Polo di Piave è la più bella tra tutte le numerose Ultime Cene con gamberi disseminate nelle Tre Venezie – spiega l’avvocato Riponti – È opera del grande “Maestro di San Giorgio”, Giovanni di Francia. Questa Ultima cena ha un’incredibile ricchezza simbolica. Cosa significano tutti i gamberi rossi presenti nell’affresco? Certamente non è un caso: si è colto un elemento tipico del nostro territorio, il gambero di fiume, molto diffuso in epoca medievale e rinascimentale, per lanciare dei messaggi”.

“Prima di tutto, secondo me c’è una polemica antiebraica – continua l’appassionato studioso di Medioevo Veneto – Il Levitico 11:10 attesta che “di tutti gli animali che vivono nel mare, se non hanno squame e pinne li avrete in abominio”. Quindi gli ebrei odiavano i crostacei e non li consumano. Infatti, usano mangiare solo i pesci e non i crostacei che sono considerati impuri. Ci sono anche molte altre cose da sottolineare e un aspetto interessante è la polemica contro le eresie”.

“Qui il gambero rappresenta l’animale che cammina andando indietro – aggiunge l’avvocato Riponti -, si allontana quindi da Cristo e dal potente messaggio eucaristico dell’Ultima Cena. C’è quindi una polemica contro queste eresie che nell’epoca medievale erano molto diffuse e se ne potrebbe parlare a lungo. Infine, c’è l’elemento di natura cristologica. Il gambero è l’animale che muore e che rinasce. In che senso? Attraverso la muta perde la tutta sua struttura e rinasce a nuova vita come Cristo risorto”.

Anche il colore rosso del gambero rappresenta il passaggio da una vita umile, modesta e oscura alla gloria – conclude – Gesù era un umile falegname che, attraverso la Via Dolorosa, appare come figlio di Dio nella gloria del Padre. Il rosso è il colore che il gambero assume dopo la morte e attraverso la cottura: si trasforma e prende questo colore di regalità. Cristo era tale prima e dopo la gloria e anche il gambero lo è prima e dopo ma c’è la manifestazione attraverso il colore rosso della regalità che viene conclamato da Giovanni di Francia”.

Il viaggio nel Medioevo Veneto con l’avvocato Riponti, prezioso collaboratore della rubrica Qdpconoscere, ha permesso ai lettori di Qdpnews.it di visitare virtualmente, spesso per la prima volta, tanti luoghi affascinanti della Provincia di Treviso e della Regione Veneto dove l’arte e la fede si sono fuse insieme per trasmettere messaggi di speranza all’umanità.

L’indiscutibile valore di questi siti, che meritano di essere valorizzati anche dal punto di vista turistico, ci invita ad immaginare che possa essere elaborato un vero e proprio percorso turistico nel Medioevo Veneto, un periodo che in molti hanno sempre considerato buio e privo di spunti edificanti ma che abbiamo imparato a conoscere e apprezzare per l’incredibile varietà di proposte e stimoli che riesce a dare ancora a diversi secoli di distanza.

(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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