Viaggio nella Chiesa di Santa Maria Maddalena

La chiesa di Santa Maria Maddalena a Treviso, affacciata sull’omonima piazzetta, si trova a pochi passi da Piazzale Burchiellati e da Porta San Tomaso, all’interno dell’addizione della città murata avvenuta nel ‘500, perfettamente integrata nel tessuto urbano del centro storico.

Le fonti storiche attestano l’esistenza di una struttura dedicata alla santa fin dal XV secolo, nei pressi dell’attuale Porta San Tomaso, demolita nel 1510 su delibera del Senato Veneziano. Questa prima sede, situata fuori dalle mura medievali, ebbe origine dall’unione di un gruppo di religiosi eremiti, riuniti attorno a prè Beltramo da Ferrara, mansionario della Cattedrale di Treviso alla fine del Trecento, poi convertito alla vita eremitica. I seguaci di Beltramo si unirono, a partire dal 1439, all’ordine dei Girolamini, fondato dal Beato Pietro Gambacorta di Pisa alla fine del Trecento.

Dopo la costruzione delle mura rinascimentali per ordine del Senato di Venezia, nel 1521 la chiesa venne ricostruita sull’attuale sito, per essere successivamente riedificata una terza volta intorno al 1574-76 su progetto di Fabrizio dalle Tavole, architetto trevigiano allievo di Andrea Palladio. In quegli anni, l’ordine dei Padri Girolamini di Treviso era retto da fra Michele Spavento, che vantava legami con il convento veneziano di San Sebastiano, sede anch’essa dell’ordine di San Girolamo.

L’edificio presenta oggi una facciata lineare, di colore chiaro, scandita da lesene e arricchita da un affresco sopra il portale raffigurante la santa patrona in preghiera. L’interno è ad aula unica, con presbiterio e due cappelle terminali, oltre a quattro laterali incastonate in ampie nicchie. La struttura mostra caratteristiche tipiche delle architetture palladiane: chiarezza, geometria, divisione degli spazi secondo linee orizzontali e verticali, l’uso di paraste e lesene, che qui si distinguono per i colori bianco e grigio chiaro.

A scandire il ritmo dell’interno, vi è una serie di grandi teleri del Seicento, collocati sulle pareti del presbiterio e della navata. Questi dipinti costituiscono un esempio della pittura barocca a Treviso, con preziosi esempi conservati nelle chiese cittadine.

Tra i dipinti, spiccano due opere di Simone Forcellini, pittore neoveronesiano attivo nell’ultimo quarto del Seicento: a sinistra, “Il Passaggio del Mar Rosso” e, a destra, “L’Adorazione del Vitello d’Oro”. Queste opere, con scenografie di derivazione veronesiana, riflettono i temi della fede contrapposti all’idolatria.

Altri due grandi dipinti, attribuiti a Ottavio Cocco, rappresentano episodi dell’Antico Testamento: “La Cacciata dei Progenitori” e “Il Sacrificio di Isacco”, entrambi legati al tema della fiducia in Dio. Nelle tele di Cocco si nota un’atmosfera più drammatica, con l’uso di colori scuri, tipico della corrente dei tenebrosi.

Nel presbiterio si possono ammirare altri dipinti che ritraggono episodi della vita di Gesù, tra cui la figura di Maria Maddalena o altre personalità femminili a lei sovrapposte dalle letture canoniche e popolari. Due imponenti teleri, opera di Simone Forcellini (“La Resurrezione di Lazzaro”) e Francesco Pittoni (“La Cena in casa del Fariseo”), sono caratterizzati dalla presenza di figure femminili con attributi riconducibili all’iconografia di Maria Maddalena.

L’altare maggiore è affiancato da due statue settecentesche, eseguite da Giovanni Marchiori, raffiguranti la Fede e la Speranza. La pala dell’altare centrale, attribuita alla bottega dei Caliari, rappresenta l’episodio del “Noli me tangere”, con un cromatismo tipicamente veronesiano.

All’interno della chiesa, altre opere d’arte di pregio sono visibili: una pala della “Crocifissione”, attribuita alla bottega di Paolo Veronese, probabilmente eseguita dal figlio Carletto, e il dipinto del “Beato Benedetto XI”, attribuito a Jacopo Marieschi. Infine, un dipinto di Antonio Beni del 1914, raffigurante la “Visione del Sacro Cuore di Gesù a Suor Margherita Alacoque”, è collocato nel Sacro Cuore.

A spezzare la linearità della controfacciata si trova la cantoria che ospita un imponente organo ottocentesco costruito da Beniamino Zanin di Codroipo.

(Autore: Redazione Qdpnews.it)
(Foto e video: Qdpnews.it)
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