Lungo l’antica via benedettina Busco, San Nicolò e Campodipietra

Cappella filiale dell’abbazia di S. Andrea di Busco, dipendente dal monastero benedettino di Pomposa, la Chiesa di Santa Maria Annunziata di Busco è citata per la prima volta nel 1315. Eretta prima a parrocchia (1436) e poi a pieve (1506), seguì le sorti dell’abbazia “nullius diocesis” di S. Andrea di Busco che, fondata dal monastero benedettino di Pomposa (IX secolo), era stata prima ridotta a commenda (1463) e poi affidata ai monaci benedettini cassinesi (1621), che la gestirono fino alla soppressione decretata dal Senato Veneto (1771).

Cappella filiale dell’abbazia benedettina di S. Andrea di Busco, la Chiesa di San Nicolò è documentata per la prima volta in un atto notarile del 1222. Venne in seguito subordinata alla chiesa di S. Maria di Busco, allorché questa fu elevata a pieve (1506). L’attuale edificio, innalzato nel 1611 al posto del precedente, subì una ristrutturazione con abbondanti sovrapposizioni tardo-barocche nel 1770 e un successivo restauro nel 1885, che ripristinò le sue forme originarie. Pesantemente danneggiata dal furore della Grande Guerra (1918), venne ristrutturata nel 1921 e abbellita al punto da essere dichiarata nel 1984 “di interesse storico e artistico” dal Ministero dei Beni Culturali e Ambientali. La facciata neoclassica è scandita da un ordine di paraste ioniche, poggianti su alti basamenti di tipo palladiano, mentre sul lato sud campeggia una Meridiana, restaurata nel 1987 da Ilario Padovan, autore eziandio dell’affresco di San Nicolò nella lunetta sopra il portale (1994).

Il portale (1988) è rivestito con nove riquadri in rame contenenti immagini sacre, mentre la bussola interna è costituita da una vetrata con le immagini di San Nicolò e della Madonna. L’interno è costituito da un’unica navata con abside poligonale e quattro cappelle laterali, che custodiscono gli altari in marmo dedicati al S. Cuore di Gesù, a S. Antonio di Padova, a S. Giuseppe (contenente una pala del 1984 di Giuseppe Modolo) e alla Madonna del Rosario, affiancato quest’ultimo da una lapide che ricorda che a causa della bomba caduta in chiesa nel 1918 “la statua della Madonna venne solo scalfita”. L’altare maggiore possiede un tabernacolo in marmo, sopra cui è esposta una pala seicentesca attribuita ai pittori fiamminghi Melchiorre e Baldassarre D’Anna e connotata da “briosità tardo-manieristica e mitigato tintorettismo” (G. Fossaluzza).

Fondata dall’abbazia di Busco (1154), la Chiesa di San Mauro di Campodipietra passò al giuspatronato dei nobili Zustinian di Venezia (1469-1858), che la eressero a parrocchia nel 1548. La primitiva chiesa, dotata di tre altari, venne sostituita da una seconda chiesa settecentesca, nella quale nel 1747 venne battezzato l’abate Michele Colombo, dotto letterato insignito della Corona dell’Accademia della Crusca (1817). Restaurata nel 1891, venne distrutta nel 1918 (E. Piovesan).

L’attuale edificio (1923), con facciata neoclassica timpanata su cui si ergono tre statue, è dotato di cinque altari. All’interno vi è l’organo di Annibale Pugina, la pala di San Mauro che resuscita un morto di Luigi Cima (1928), la pala del Sacro Cuore di Gesù di Gino Borsato (1941), una statua di Santa Teresa del Gesù Bambino di Ferdinand Demetz (1942) e una statua della Madonna con Bambino di Ferdinand Perathoner, mentre in sacrestia sono custodite due tele ottocentesche di Maria Tagliapietra. Della chiesa medievale sono stati recuperati una formella in pietra raffigurante San Mauro (posta sulla facciata sud) e due croci in pietra, incastonate ora sopra l’architrave delle porte laterali.

(Autore: Giuliano Ros)
(Foto e video: Qdpnews.it)
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