Ceggia, nota dal 1237, si sviluppò presso l’omonima Palada daziaria sul canale Piavon. L’esistenza di una cappella dedicata a San Vitale è però attestata dal giugno 1334. Essa dipendeva dalla Pieve di Chiarano ed era compresa nella Diocesi di Ceneda. Nella sua Visita del 1474 il vescovo Trevisan ne lamentava lo stato d’incuria e di degrado.
Nel secolo successivo l’edificio subì vari interventi conservativi, in parte vanificati dal crollo che coinvolse il campanile e il coro nella prima metà del ‘600. Dopo la loro riedificazione, la chiesa fu abbellita con un nuovo altare maggiore in marmo, opera del padovano Alessandro Tremignon (…-1711) e nel XVIII secolo fu ampliata anche la navata. Negli anni 1871-73 la chiesa fu allungata, fu edificato un nuovo coro ove prima c’era la facciata e furono aggiunte le navate laterali.
L’edificio, realizzato in stile neoclassico, fu terminato nel 1906 con la costruzione delle cappelline in cui furono inseriti gli altari. Nel 1918 la chiesa fu bombardata dalle artiglierie italiane, riportando gravi danni alla cupola e al presbiterio. Durante l’occupazione austro-ungarica furono requisiti l’organo e le campane e andarono alienati o distrutti quadri, pale d’altare, arredi sacri e registri parrocchiali.
Nel dopoguerra la chiesa ritornò all’originario splendore. Le opere sacre superstiti furono restaurate e altre se ne aggiunsero nel tempo.
Tra queste, le sculture di Ferdinand Demetz, Angelo Franco, Angelo Zoggia, Carlo Giacomel, e le tele di Paolo De Lorenzi, Giuseppe Gallo De Lorenzi, Antonio Dal Favero, Emilio Paggiaro e Luigi Doretto. Una menzione particolare va ai due grandi affreschi del soffitto della navata centrale: il trittico Martirio e Trionfo di San Vitale del veneziano Giovan Battista Canal (1745-1825) e l’Immacolata Concezione del coneglianese Giacomo Casa (1827-1887).
Parte del complesso di Villa Bragadin, la chiesetta fu edificata nel 1795 per volere di Marco Antonio Bragadin (1749-1819), patrizio veneto. L’edificio, che fu ampliato nel 1809 con l’aggiunta delle navate laterali, richiama nelle forme modelli palladiani. L’interno è interamente decorato da un ciclo di affreschi a soggetto religioso, opera del pittore Giuseppe Bernardino Bison (Palmanova 1762 – Milano 1844). Nello stupendo impianto decorativo sono raffigurati la B.V. delle Grazie e Santi; Il Trionfo dell’Eucarestia; le Virtù Fede, Speranza, Carità e Giustizia; gli Evangelisti Matteo, Marco, Luca e Giovanni; l’Adorazione dei Pastori e l’Adorazione dei Magi. Dal 1982 l’Oratorio è di proprietà della Parrocchia di Ceggia.
Il complesso ruralediVilla Franchin a Pra’ di Levada di Ceggia, appartenne per oltre tre secoli al Monastero di S. Maria degli Angeli di Murano, che ne affittava la conduzione a terzi. Nel 1810 la proprietà fu confiscata dal Regio Demanio e poi venduta. Negli anni Venti del ‘900 la tenuta fu acquistata dal cav. Giuseppe Franchin.
Accanto alla villa si erge l’Oratorio, che fu edificato ex novo nel 1853 dall’imprenditore friulano Sante Giacomelli, che aveva rilevato quella proprietà. Nell’oratorio, dedicato alla Beata Vergine Annunziata, è custodita una statua lignea della Beata Vergine del Rosario. La settecentesca scultura è una “Madonna vestita” (la Vergine e il Bambino Gesù sono rivestiti di preziosi abiti) e proviene dalla chiesa parrocchiale di Ceggia. Fu qui traslata nel 1918 per porla in salvo dai bombardamenti italiani che colpirono il nostro paese e qui è rimasta anche dopo la fine della Grande Guerra.
(Autore: Maurizio Marchesin)
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