Alberto Angela racconta i 160 anni di Poste Italiane. Dalla classica cassetta rossa delle lettere fino alla bici da postino che ispirò Felice Gimondi

È stato Alberto Angela, famoso divulgatore scientifico e personaggio televisivo, a raccontare la storia di Poste Italiane, nella mattinata di giovedì 5 maggio al centro congressi “La Nuvola” di Roma in occasione dell’inizio delle celebrazioni per i 160 anni della nascita di Poste.

Angela è salito sul palco accolto da un caloroso applauso degli ospiti, tra i quali il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, numerosi personaggi della scena politica italiana, dello spettacolo e dello sport. “Saluto tutti i presenti – ha esordito Angela – soprattutto il Presidente Mattarella, Presidente degli italiani e Presidente dei valori: i nostri”

Per spiegare l’evoluzione di Poste Italiane Angela ha scelto alcuni oggetti simbolo di questo cambiamento: un pacco postale, l’iconica cassetta rossa per le lettere, una bicicletta, un ufficio postale militare da campo utilizzato durante la Prima e la Seconda Guerra mondiale e un dattilografo.

“Quella che vorrei raccontare oggi è una storia che mi riguarda personalmente come riguarda molti di voi. Io da bambino quando mio padre era in viaggio, all’estero come corrispondente per fare dei servizi televisivi, ricevevo delle lettere e alle volte dei pacchi. Era sempre una gioia, come trovare un regalo sotto l’albero di Natale. All’epoca non c’erano gli sms e le lettere avevano un valore enorme, valore che magari i giovani d’oggi comprendono meno. Leggendo una cartolina, ad esempio, scoprivo dei luoghi lontanissimi e mi spingeva a conoscere meglio il paese da dove veniva”.

Le poste, secondo Angela, hanno avuto un importantissimo valore sociale nel corso della storia Italia: “oggi posso prenotare una spedizione dal telefono, ma in passato non era così. Si stava in fila e in quell’occasione di dialogava: questo era un modo per sentirsi molto vicini”.

Il tempo e la società sono molto cambiate e la capacità di Poste è stata quella di adattarsi a questi cambiamenti: “quello che è avvenuto negli ultimi 160 anni è una cosa straordinaria, ma non solo – continua Angela –  quando si entra in alcuni edifici postali si viene anche attratti dalla bellezza. Noi abbiamo la fortuna di vivere in un paese dove la bellezza è ovunque e anche alcuni edifici postali lasciano sbalorditi per il loro fascino”.

Il famoso divulgatore si è poi soffermato sull’importanza degli oggetti esposti, così diversi ma tutti con un unico preciso scopo: quello di far comunicare le persone tra loro.  

“La figura del postino – continua avvicinandosi a una bicicletta – fa parte della nostra cultura. Se nelle grandi città i postini in sella alle loro biciclette si confondevano nel traffico nei piccoli centri non era così: il postino era qualcosa di importante che arrivava con le borse di cuoio da cui tirava fuori una lettera e ce la consegnava. Era come se in quel momento il mondo si fosse accorto di noi”. Tra tutti i postini italiani Alberto Angela ha voluto ricordare la figura di una donna di nome Domenica Angela che “negli anni 50 in grembiule di ordinanza su una bicicletta consegnava la posta in provincia di Bergamo. Era un’epoca diversa dalla nostra e molti si saranno pure scandalizzati di una donna che consegnava lettere. Quella donna in bicicletta però ha ispirato suo figlio Felice Gimondi, vincitore del Giro d’Italia e del Tour de France”.

In tutta la storia di Poste Italiane c’è la consapevolezza dei dipendenti di regalare un sorriso a chi ha ricevuto un pacco o una lettera: oggi la metà dei lavoratori di Poste Italiane sono donne: “occuparsi della felicità di qualcuno è sempre una bella cosa – conclude – ma se quel qualcuno oggi ha perso tutto questo diventa necessario. Mai come adesso ogni nostro gesto e pensiero dovrebbero gravitare attorno a un concetto: che tutto alla fine obbedisce all’amore anche se le bombe provano a mostrarci il contrario”.

(Fonte: Simone Masetto © Qdpnews.it)
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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