E’ probabilmente la disciplina sportiva più dura: la marcia atletica 50 km non è gara che si può fare decine di volte all’anno, nemmeno una decina, e per molti probabilmente le sfide annue nemmeno si contano su una mano: al massimo tre, quattro per i più forti. Leonardo Dei Tos (nelle foto), vittoriese di 27 anni, sta entrando nella maturità atletica: lui lo scorso ottobre si è laureato campione italiano di marcia, poi “costretto” dal calendario lo scorso mese di gennaio, per poter acquisire il diritto a partecipare alla Coppa Europa, valida per l’accesso alle Olimpiadi, ha disputato nuovamente il campionato italiano arrivando secondo.
La sua è una storia dello sport locale dove passione e sacrificio sono distribuiti a piene mani, senza avere quella resa che altri sport concedono. Uno sport del quale ci si accorge solo in occasione delle grandi manifestazioni internazionali.
“Non ho potuto confermarmi campione poiché con due date così ravvicinate non ho potuto effettuare il recupero e la preparazione come di solito faccio – dice – Ci vogliono tre mesi e mezzo per una preparazione ideale alla gara dei 50 chilometri, macinare ore e ore e di allenamento quotidiano, e quindi ho pagato un po’ perché non ho potuto prepararmi con la solita intensità, anche per il periodo invernale”.
Non solo, tutto questo gli ha portato anche problemi fisici da cui si sta riprendendo solo ora: “Una frattura da stress al bacino, un versamento alla caviglia che si sta riassorbendo ora – conferma – Questo sta rendendo difficile anche un allenamento normale”.
Ora Leonardo si sta allenando in modo più leggero: “Molta bicicletta e poca marcia purtroppo, ma ogni giorno devo fare 20-25 chilometri, con meno intensità”, per poter partecipare alla coppa Europa del 19 maggio, ultima occasione per poter aspirare ad entrare nel più che ristretto numero di atleti che possono aspirare a partecipare alle prossime olimpiadi di Tokyo dal 24 luglio al 9 agosto 2020.
Leonardo vive a Milano dal 2012 la maggior parte del tempo, dove risiede il suo allenatore Enzo Fiorillo, consigliatoli a suo tempo dal responsabile nazionale della Marcia Vittorio Visini, e dove difende i colori dell’Athletic Club di Bolzano. Si allena con Valentina Trapletti dell’Esercito, nona nel 2018 agli Europei. Da ragazzino si è divertito praticando parecchi sport, dal pattinaggio al ciclismo. Poi ha trovato Angelo Ruggio ed è iniziata l’epopea della marcia a Vittorio Veneto. All’inizio è stato un po’ limitato dalla statura, ma crescendo ha migliorato la sua azione anche sotto il profilo tecnico.
Perché hai scelto la marcia?
“Diciamo che mi piacciono un po’ tutti gli sport di endurance, in bici e a piedi. Ho cominciato con la Libertas Rosada da primo anno Ragazzi, a 14 anni, con i tecnici Ruggio e Spinadin. A livello di risultati ho avuto due fasi: da giovane in Regione non avevo praticamente avversari, vincevo tutte le gare regionali, ogni settimana. Ma erano chilometraggi diversi, da Ragazzi e Cadetti si marciava sui 2 e 4 chilometri, in 20 minuti avevi finito. Ora siamo sulle 4 ore, non so se mi spiego”.
Poi il cambio di ritmo e di allenamenti che ti hanno costretto ad “emigrare”. Quali difficoltà?
“Con il passaggio delle categoria, dovevano cambiare gli allenamenti, e il salto dei chilometraggi incide molto: ci vogliono tempi più lunghi, intensità, costanza quotidiana, oltre all’allenamento cambia l’alimentazione, la gestione della giornata. Ora quella dei 20 chilometri è la marcia più breve, per me fare i 20 è un allenamento, su questa distanza ho il personale di 1 ora 22’ e 57”, mentre sui 50 ho il personale di 3 ore 56’ e 56”. Ma i migliori vincono con 3 ore e 40’. Io ho fatto però solo due gare sulla distanza: e la prima la ho pure vinta, con il titolo italiano 2018, e nella seconda pur migliorando, sono vice-campione, dietro ad Antonelli dell’Aeronautica. Non sono un professionista, ma preparazione, allenamenti e stile di vita si devono fare in modo professionale, altrimenti i risultati te li scordi”.
Ecco quello dei gruppi sportivi militari è il suo cruccio: “Ho perso il treno, nel 2010, ma ho avuto un anno pessimo dopo che nel 2009 avevo fatto il decimo posto ai mondiali allievi, ma spero di risalirci – dice – Per ora grazie anche all’intervento di un tecnico amico come Elio Dottor, ho l’aiuto di uno sponsor che mi permette di fare l’atleta a tempo pieno. La società mi fornisce il supporto tecnico. Mi sto impegnando per migliorare: è un lavoro praticamente da fare quotidianamente in modo certosino. Non si può sbagliare perchè hai pochissime occasioni di poter gareggiare, e tutte importanti per qualche appuntamento come le olimpiadi. Se ti infortuni addio, non c’è tempo di recupero”.
E ora, visto che non siete tantissimi in Italia a fare la 50 chilometri, ti prepari per le Olimpiadi di Tokyo?
“Non dico niente. Ovvero, ci penso. Dipende dalla Federazione e del Coni. Devi convincerli che vale la pena portare un atleta e partecipare. Qualcuno ci andrà, ci sono tre posti ma non è detto che vengano coperti. Intanto c’è da fare il tempo di qualificazione che è 3 ore e 52’. In Italia forse ce ne sono due che possono farlo. Ci sono vicino, ma devo fare la gara di Coppa Europa, devo fare dei test per capire se posso farlo e se ho recuperato dagli infortuni, bisogna fare risultati”.
I tuoi titoli?
“Da giovane sui 5 chilometri campione italiano Allievi nel 2009 e 2010; secondo nel 2011, nel 2015 il campionato italiano indoor sui 10 chilometri, e lo scorso anno il titolo assoluto nella 50. A livello giovanile ho perso il conto dei campionati regionali e provinciali”.
Le tue aspirazioni ora?
“Spero sempre di entrare in un corpo militare, forse non basta nemmeno vincere, ma non sarà semplice. Devo avere la costanza dei risultati che io dal 2012 ho comunque sempre avuto. Io come atleta ho come riferimento Ivano Brunetti, olimpionico nel 2004. Voglio credere che posso fare le 3 ore e 45 minuti”.
Quante marce nel 2019?
“Mi sono qualificato per la Coppa Europa, sui 50 chilometri, ma devo verificare la condizione, se mi infortuno è chiusa, poi nelle misure inferiori ho gli impegni con la società, i campionati italiani, regionali”.
Cosa è una marcia di 50 chilometri dopo aver fatto la lunga preparazione?
“La gara è una cosa talmente oltre che dopo devi riposare due settimane, cioè non riesci proprio a muoverti. E’ indefinibile, difficile a far capire, per l’intensità e il dispendio di energie che anche in quattro ore di allenamento non lo fai mai. Lo stress è elevatissimo, si spendono 3.500 calorie, è come aver vissuto due giorni in 4 ore. E se ti viene la crisi in questa distanza è finita, dipende da tanti fattori, il caldo, la mancanza di sali, si brucia tutto”.
Consiglieresti la marcia?
“Lo sport è sempre palestra di vita, la marcia la devi fare se hai tanta voglia e passione, perché è dura, ma se si vuole arrivare a fare qualcosa ti devi allenare tanto. Non è divertimento sei giorni su sette, ma è la mia vita, la gara e il risultato ti danno tanto che ti aiutano a affrontare la disciplina sportiva più dura”.
(Fonte: Fulvio Fioretti © Qdpnews.it).
(Foto: Self Atletica, Track Arena e Qdpnews.it).
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