Il cantautorato è un fenomeno complesso ma allo stesso semplice, che, ancora oggi interessa veri artisti.
Se cantautore vuol dire semplicemente “artista o gruppo che scrive le canzoni che poi interpreta”, allora si può dire tranquillamente che esiste un percorso più o meno laterale di musica italiana che ha nella canzone il suo punto d’arrivo e che ha ciclicamente permesso a determinate realtà di emergere e fare il proprio percorso.
Il problema è nel peso che quella definizione si porta dietro: perché in Italia essere associati al cantautorato vuol dire sempre e comunque fare ricorso a una tradizione ben precisa e a un immaginario che forse non ha più tanto senso al giorno d’oggi.
Gerardo Pozzi, vittoriese adottato, si può definire un vero e proprio cantautore: inizialmente schivo, con il tempo è riuscito a venire incontro all’ascoltatore attraverso la sua musica e il suo pensiero sociale.
“Avevo poco fiducia nei miei confronti inizialmente – afferma Pozzi – Alla fine, suonando in giro, chi ha ascoltato la mia musica è riuscito a cogliere quello che volevo esprimere, cercando di lasciare loro qualcosa con i miei testi“.
Una scrittura dei testi quasi di “pancia” e puramente spontanea da parte di Gerardo ma che, in un certo senso, racchiude l’essenza del cantautorato dal suo punto di vista: “Mi muove un emozione, uno stato d’animo particolare. – sottolinea – Non so se ho una poetica di qualche tipo però parlo di cose che mi toccano nel profondo e, così facendo, voglio che la gente si rispecchi in me attraverso le mie canzoni“.
Un territorio che, dopo un’iniziale titubanza e chiusura, essendo di origine lombarda, è riuscito a far breccia nel cuore di Gerardo, tirando fuori e trasformando una nuova mentalità musicale attraverso testi e note.
Un progetto artistico, quello del cantante, con melodie insolite nella tradizione musicale italiana ma che, attraverso testi generazionali, fanno riflettere stati d’animo e pensieri attuali.
(Fonte: Luca Collatuzzo © Qdpnews.it).
(Video: Qdpnews.it © Riproduzione riservata).
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