Buongiorno e benvenuti, io sono Pierantonio Polloni e sono uno psicologo corporeo e questa è psicologia pratica una rubrica che riflette sul proprio benessere personale e la realtà quotidiana. L’argomento di oggi è: Riflettiamo su come gestire il conflitto nella coppia.
Partiamo con una introduzione: avete mai sentito dire questo proverbio a casa vostra da piccoli: “l’amore non è bello se non è litigarello”.
E qualcun’altro ha invece sentito questo: “chi si vuol bene non litiga”
Entrambi sono due proverbi, antichi, entrambi sono veri sebbene includano due concetti antitetici l’uno dall’altro. Il mito dell’anima gemella, l’idea romantica per realizzare l’incastro fiabesco col principe azzurro rappresentano un modello che vorrebbe annullare ogni conflitto.
Personalmente credo che litigare sia una dimensione sana e naturale e che spesso sia importante insegnare alle coppie a litigare.
Il conflitto ha spesso a che fare con la violenza sia fisica che psicologica ed entrambe le violenze rappresentano un tentativo di risolvere il conflitto attraverso la distruzione dell’altro o di sè stessi.
Il primo ingranaggio della mente, alla base di queste situazioni, è la svalutazione secondo cui si minimizzano o ignorano aspetti di sè stessi o degli altri o di una situazione reale. È molto comune dirsi: “non succederà più, capita a tutti, è solo un livido” oppure quella “se tu non mi provochi io non perdo il controllo”. Svalutando così la gravità dell’evento, le sue conseguenze e le cause, si rimane bloccati in un gabbia in cui si aspetta che qualcosa cambi per magia.
Il conflitto esiste quando si è diversi.
Se andaste in viaggio in un paese con usanze e tradizioni molto diverse da quelle a cui siete abituati potreste cercare consolazione in un ristorante italiano dove mangiare pasta scotta e condita col ketchup oppure aprirvi alla voglia di imparare qualcosa di nuovo. Questa seconda scelta comporta volontà, sforzo, accettazione e riflessione. È possibile applicare questi principi al partner che sta nella relazione con le proprie abitudini, storia personale e famigliare.
Altro principio per cui si genera il conflitto è questo: noi possiamo provare emozioni contrastanti. È possibile provare affetto ed così come rabbia nei confronti del o della partner oppure da una parte provare ammirazione e dall’altra invidia, essere tratti oppure respingere. Di solito si è consapevoli di una sola emozione e quando quella opposta emerge lo fa in situazioni di conflitto o tensione. Il giorno è fatto di luce ed ombra ed è normale provare sentimenti contrastanti. Anche le relazioni d’amore vivono questa ambivalenza: il bisogno di sicurezza ed il bisogno di novità, il bisogno di stabilitá ed il bisogno di imprevisto. La sicurezza e la stabilità sono comunque illusorie perchè sfuggono al nostro controllo comunque non si smette di investirci energia. Certe coppie prediligono la stabilità evitando così sentimenti contrastanti e forti correndo il rischio della noia. Così facendo rimangono in contatto con una polarità di emozioni e puó capitare che sperimentino l’altra polarità di emozioni forti guardando ed appassionandosi a storie in tv di personaggi veri o fittizzi. Altra cosa che accade è che uno dei due partner incarni la polarità della routine e ripetizione mentre l’altra o l’altro desideri novità e cambiamenti. Si accende dunque il gioco del freno e dell’accelleratore entrambi peraltro importanti per la tenuta di strada della coppia. Vi ricordo che l’accelleratore senza il freno sarebbe nei guai!
Un altro principio utile alla gestione del conflitto nella coppia ve lo mutuo dall’antropologia. I norreni per esempio ma come loro molti altri popoli, prima di una razzia erano soliti sacrificare un animale ai propri dei come gesto per assicurarsi un buon esito della missione. Gli antropologi hanno spiegato che grazie a questi gesti, quei popoli, si difendevano dalla loro stessa violenza trasferendole sulle vittime sacrificali. Ecco in coppia spesso è necessario che uno funga da contenitore della carica emotiva dell’altro e lo faccia consapevole di questo servizio che sta offrendo evitando di dar seguito al ping pong di azione-reazione. Se uno dei due non fa una cosa stabilita, ripetutamente, è assai probabile che l’altro, che ha aspettative a riguardo, esploda in frustrazione, accuse e critiche. A quel punto fungere da contenitore di quella frustrazione evitando di agganciare una serie di: si ma tu… e l’altro giorno allora e bla bla bla aiuterà chi si trova nella tempesta emotiva a recuperare lucidità.
Infine voglio dirvi la cosa più importante: il conflitto c’è perchè l’aggressività è una possibilità naturale dell’amore. Dichiaro questo secondo questo schema: se amo dipendo, se dipendo ho paura, se ho paura posso diventare aggressivo ed anche controllante. Intendo dire che la dipendenza emotiva naturale cioè collegata al naturale bisogno del partner rende vulnerabili e puó far percepire rabbia. Puó capitare che per evitare questa emozione di aggressività le persone sminuiscano l’importanza del legame o il valore del proprio partner. Ricordiamoci che riconoscere per poi accettare le emozioni dentro di noi funge da bilancia di un sano equilibrio di coppia.
Ricapitolando quanto abbiamo visto oggi:
- Litigare è una dimensione naturale e sana della coppia
- La svalutazione è un errore molto comune nell’attribuzione della gravità di eventi o comportamenti
- Noi proviamo emozioni contrastanti verso il partner. Accettare questa dualità è una via corretta e sana
- In coppia è necessario prestarsi talvolta ad essere contenitori della carica emotiva altrui rimanendo osservatori
- L’aggressività è una componente naturale dell’amore
Bene per oggi abbiamo concluso, io ti auguro una luminosa giornata e ci vediamo al prossimo appuntamento di Psicologia in pratica.
(Fonte e foto: dott. Pierantonio Polloni – psicologo corporeo).
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