Gli impianti sciistici di Pianezze, il climatologo Luca Mercalli: una storia cancellata dall’effetto serra

Sellaronda, Plan de Corones, Dolomiti Supersky: oggi abbiamo l’imbarazzo della scelta per trascorrere un domenica sciando sulle montagne più belle del mondo. Ma quanto tempo trascorriamo in macchina per raggiungere queste località e quanto altro ne passiamo in estenuanti controesodi.

Fino a qualche decennio fa dal Quartier del Piave in pochi minuti si poteva raggiungere un piccolo paradiso dello sci, con tutt’altro stress. Parliamo di Pianezze di Valdobbiadene, che ha richiamato per decenni sciatori provenienti da tutto il Veneto, grazie a quattro impianti sciistici dislocati sul massiccio del Cesen. 

“Era una vera manna dal cielo anche per le attività ricettive poste ai piedi del monte Barbaria, tante erano le persone che giungevano in auto nei fine settimana occupando il grande piazzale antistante il Tempio del Donatore, ma anche lungo le strade limitrofe occupate da interminabili serpentoni di Fiat 1100, più tardi 127, 131 Mirafiori, Autobianchi A112 e tante altre sfornate negli anni d’oro del boom economico italiano – ricorda Adorno Rebuli, attuale gestore del rifugio Stella Alpina di Pianezze – una seggiovia monoposto partiva poco distante da Pianezze ed arrivava al Monte Barbaria, gli altri erano skilift dislocati in Val de Marie verso le Orsere e verso il lato nord del Barbaria stesso, un ultimo impianto verso il Monte Scarpezza”.

A dire il vero un primissimo impianto un po’ “arcaico” fu fissato ai “Buri” già nel 1963. Centinaia e centinaia di sciatori occupavano le cime innevate di questo grande comprensorio montano prealpino, ma oggi purtroppo di tutto questo felice mondo turistico ci rimangono soltanto piloni arrugginiti e vecchie stazioni di partenza ormai diroccate. Brutte da vedere, ma significative per ricordare. Scheletri muti di una felice parentesi turistica. 

Perché è sparito tutto ? Come spiega il climatologo Luca Mercalli (nella foto), basta guardarsi intorno. La neve non cade più a queste quote e, se mai dovesse venire, non rimane certo a lungo. Così a metà degli anni Ottanta questi impianti hanno smesso di trascinare a monte gli sciatori. Un vero peccato, perché erano piste uniche nel loro genere. Da lassù infatti si poteva scorgere il mare all’orizzonte con gli sci ai piedi. Di questo ci resta oggi soltanto un lontano ricordo.

(Fonte: Giovanni Carraro © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it ® riproduzione riservata).
(Foto d’epoca: dal libro “50 anni sugli sci” dello sci club Valdobbiadene).
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