Il produttore Massimo Fregnani al Mood Officina delle idee di Treviso: “La forza dell’offerta musicale del Veneto sta nel saper superare i confini nazionali”

All’ultimo anno di liceo organizzai una festa. Scegliemmo tra varie orchestre da ballo un gruppo inglese: arrivarono a bordo di un furgone Volkswagen con dietro un carrellino con dentro gli strumenti. Quel gruppo si chiamava Genesis”. Questo l’esordio della lunga carriera di Massimo Fregnani come produttore artistico e manager d’intrattenimento: emiliano d’origine ma ormai uomo di mondo per via dei grandi artisti che ha accompagnato nei maggiori teatri nazionali e internazionali, Fregnani ha un legame particolare con la Marca Trevigiana e ci viene spesso, non soltanto per organizzare eventi ma soprattutto per lavorare con Giancarlo Dall’Omo, creativo della Mood Officina di idee Divenire Italia.

Mood è un laboratorio creativo che ha sede a Treviso e che si occupa di creatività a tutto tondo, una realtà che abbraccia il mondo del design, della musica e dello spettacolo: andando a bussare alla porta di Dall’Omo non è raro imbattersi in personaggi celebri dello spettacolo o nei professionisti che li hanno seguiti e conosciuti, i quali hanno una visione per certi aspetti ancora più interessante del luccicante mondo dell’intrattenimento.

Massimo Fregnani, con un’esperienza che va dall’affiancare Gianna Nannini alle produzioni di Pino Daniele, testimonia un cambiamento nel settore della musica da dieci anni a questa parte e per certi aspetti ancora in evoluzione: “In fondo, quella dello spettacolo è pur sempre un’industria: deve produrre utili e posti di lavoro – afferma, – Socialmente è un settore in evoluzione: per un lungo periodo la musica in Italia è stata pretesa gratuitamente e questo ha creato una faglia. Cambierà ancora: la velocità comporta una strategia sempre nuova”.

Quali sono le caratteristiche che ritiene servano a un professionista come lei per affiancare i grandi artisti?

“L’attitudine principale è l’amore per la musica e per la cultura in generale. Se non fai questo mestiere con amore, diventa un lavoro pesante. Molto pesante. Non ci sono orari, bandiere o limite. Poi la tua creatività viene continuamente messa a dura prova, perché deve coincidere in qualche modo con quella dell’artista e deve avere anche un risvolto commerciale”.

È vero, secondo lei, che – un po’ come nel cinema – non esiste più il concetto di genere musicale?

“C’era un artista, si chiamava Miles Davis, che disse: ‘la musica è musica’. Questo per dirle che il genere non esiste e non è mai esistito. Più che mai i nuovi giovani lo dimostrano”.

Lei ha girato tutt’Italia: che idea si è fatto del Veneto in ambito dell’offerta musicale e artistica?

“Il Veneto è un territorio che ha dato vita a realtà molto interessanti dal punto di vista del ticketing: a Padova, per esempio, e a Jesolo, dove sono riusciti a portare artisti di fama internazionale. C’è una sensibilità a portare tutto questo. Il fatto che invece non ci siano spesso artisti veneti che si facciano notare in questo momento è perché (il Veneto) è stato legato a una visione quasi turistica o folkloristica della musica. Questo crea un problema a livello di identificazione. Non bisogna dimenticare però che sia il Friuli sia il Veneto hanno orchestre sinfoniche di grande riconoscimento in tutt’Italia. Ci sono molte scuole di canto e di musica e questo crea una grande cultura: alcuni deejay veneti hanno portato la loro musica in ambito internazionale. Concludendo, il fatto di saper andare oltre i confini è anche la forza dell’offerta musicale del Veneto”.

(Fonte: Luca Vecellio© Qdpnews.it)
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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