“La nostra birra è nata in una serra e per questo ne prende il profumo ed il sapore. La location è unica e riconoscibilissima. Proprio per questo vogliamo farvi vivere ciò che a noi ha fatto battere il cuore fin dall’inizio, cioè la bellezza e l’unicità della serra che ospita la nostra birreria e tutto il birrificio”. Il sito internet dell’Agribirrificio Birrè, http://www.agribirrificiobirre.it/ a Paese, si apre con questa frase.
Un locale nato nel febbraio del 2020. Questa frase esprime la passione per una professione che in Italia ha generato nel 2022 un fatturato – considerate tutte le produzioni – attestato sui 9,5 miliardi di Euro. Dopo la battuta d’arresto dovuta alla pandemia, si è visto triplicare a livello nazionale il numero delle nuove birrerie artigianali.
Marco Tonon è nato il 29 novembre 1995, un ragazzo pieno di intraprendenza, che ha saputo rinnovare un sapere di famiglia, esprimendolo nella freschezza e nell’eleganza di una nuova location tutta da conoscere.
Marco, parlami del tuo viaggio: da dov’è partita questa impresa?
Grazie per lo spazio che mi stai dedicando, per me è davvero emozionante parlare di questa avventura! Ho frequentato l’Istituto Riccati a Treviso. Nasco in una famiglia di agricoltori: la mia famiglia, da parte paterna a partire da mio nonno, si è sempre dedicata alla coltivazione di cereali, quindi l’azienda nasce nel 1960 circa, dedicata alla coltivazione di cereali.
Mi raccontavi che anche nel ramo materno c’è sempre stata una passione, in questo settore.
Sì, mia mamma ha sempre avuto la passione per la floricoltura: abbiamo delle serre e dei tunnel dove coltiviamo direttamente alcune varietà di fiori che poi vengono vendute al dettaglio. Infatti, in questo nostro locale, l’agribirrificio, abbiamo dato spazio anche a questo suo talento, impreziosendo l’ambiente nei minimi particolari grazie alla sua cura dei dettagli e dei colori, in una visione armonica della location dove la clientela possa trovare armonia guardandosi intorno, mentre sorseggia le nostre varietà.
Qual è stato il momento che ti ha portato all’idea di aprire un agribirrificio di famiglia?
Torno un po’ indietro… Dopo che ho finito le scuole superiori, ho deciso di lavorare in azienda con mio papà. Oltre alla coltivazione di terre di proprietà, avendo i macchinari quali trebbiatrice e trattori facevamo lavori anche per terzi. Ricordo la fatica che stava dietro a quel lavoro; i cereali si portavano a un centro di raccolta e semplicemente ti veniva dato quello che era un prezzo di mercato. Che il prezzo ti andasse bene o non ti andasse bene, non si scendeva a patti e secondo me per tutta la fatica che si faceva non era giusta questa condizione. Già quell’esperienza mi ha spinto a cercare qualcosa che potesse valorizzare il nostro duro lavoro!
La “scintilla del cambiamento” che ti ha portato a sviluppare il tuo progetto nel mondo brassicolo?
Una domenica di alcuni anni fa, stavo guardando una puntata del programma Rai “Linea Verde”: ho visto questo ragazzo che si produceva la birra, così, per passione. Mi ha talmente colpito il racconto di questa esperienza, che non riuscivo a levarmi dalla testa questo pensiero! Di birra io non ne sapevo praticamente nulla, inoltre all’epoca il mercato si era appena sviluppato, qui in Italia. Allora ho fatto delle ricerche e ho scoperto l’esistenza di una scuola che ha sede a Noventa Padovana: l’Accademia delle professioni. Questa esperienza mi ha fatto progredire come professionista ed è stata per me è una rampa di lancio che mi ha permesso di gettare delle basi molto solide.
Hai quindi intrapreso la frequenza al corso professionale per imparare il mestiere.
Sì, il corso è quello di “Mastro Birraio”, 18 mesi di alta formazione, con tirocinio in una birreria e un esame finale. Il percorso è stato bellissimo, lo consiglio a chiunque voglia intraprendere questa strada. Successivamente, sono partito con la mia idea che a quel punto era già ben chiara. L’idea dell’agribirrificio si è creata in me già mentre frequentavo il corso perché mi prendeva ogni giorno di più: ho deciso quindi di crearmi il mio mondo, il mio ambiente, dove poter dare valore a tutto quello che avevamo già in azienda.
Nella vostra produzione hai creato una particolarità.
Sì. Proprio grazie alla parallela passione per i fiori, la nostra birra contiene estratti floreali: vado a prendere dei fiori edibili che coltiviamo in serra e li inseriamo nella nostra birra per donarle delle profumazioni e dei gusti particolari. Questo ci rende quasi unici!
Il tuo lavoro, in pratica, come si svolge?
Questo lavoro per noi significa seguire al 100% il prodotto, da quando si pianta il primo semino della prima piantina a quando si raccoglie, seguendo l’intera lavorazione e produzione. Le soddisfazioni sono grandi, soprattutto quando ricevi i consigli o i complimenti delle persone che assaggiano il frutto del tuo lavoro. Una volta che a giugno finalmente possiamo eseguire la raccolta dell’orzo possiamo stoccarlo e successivamente farlo maltare, così da poternetrattenere le sue estrazioni più zuccherine e dargli modo di dar vita ad una saporita e perfetta birra figlia del nostro territorio. La cosa che mi affascina davvero è questa, il fatto di poter seguire il prodotto che fai al 100%; ovviamente ci sono anche delle difficoltà, il tempo da dedicarvi è moltissimo ma ho tante soddisfazioni. La mia scelta iniziale è stata quella di aprire un locale: nella Beer Greenhouse si può sorseggiare una birra alla spina accompagnata da assaggi molto semplici, a partire dagli affettati di nostra produzione fino ai formaggi che scegliamo presso aziende agricole locali.
Lo spazio del vostro locale è veramente particolare, una vera e propria serra che fa stare a contatto con l’ambiente di produzione.
Esatto. Abbiamo proprio targato questo luogo “Garden” quindi proprio una grande serra dove è stata allestita una cucina nel verde di piante e fiori, con strutture in legno proprio per donare questa particolarità. Abbiamo anche un giardino estivo.
Mi hai rivelato che dietro l’angolo avresti in mente ancora nuovi progetti per il prossimo futuro.
Sì, c’è un progetto che vorrei realizzare nel prossimo futuro: mi piacerebbe aprire una piccola cucina, per accompagnare con qualche piatto caldo le nostre birre! Qualcosa di semplice ma buono e genuino con prodotti locali, perché questa è la nostra chiave: la semplicità.
Vorrei chiederti – guardando proprio alla tua speciale esperienza – cosa senti di poter suggerire ai giovani che volessero fare una scelta professionale da cui si sentono attratti, o per cui si sentono portati.
Come tutto, niente è facile ma se trovi una strada in cui credi, devi sudare e le soddisfazioni arriveranno. Vorrei dire ai giovanissimi che quando sono partito con questo progetto avevo 22 anni, ho lavorato duramente ma con fiducia e passione: più la difficoltà è grande, più le soddisfazioni saranno grandi alla fine. Non arrendersi né al primo né al secondo né al terzo tentativo. Il coraggio sta proprio nel fatto di rialzarsi sempre e continuare a crederci fino alla fine. La tenacia e la passione, la voglia di farcela, arrivare fino in fondo. Inoltre, posso dire che è importante ricordarsi una cosa: non mollare mai, perché se le cose sono facili tutti quanti potrebbero farle, quindi la differenza sta proprio qui!
(Fonte: Tullia Larese Roia © Qdpnews.it)
(Foto: Marco Tonon).
#Qdpnews.it