Due miliardi di biglietti ferroviari venduti per il Capodanno lunare. Màdaro: “Si muoveranno un miliardo di cinesi”

Secondo uno studio dell’Università di Pechino, circa 900 milioni di cinesi avrebbero contratto il Covid fino all’11 gennaio e i contagi potrebbero riesplodere pesantemente dopo i festeggiamenti per il Capodanno lunare del 22 gennaio.

A pochi giorni dall’inizio dell’Anno del Coniglio, i cinesi devono convivere con la necessità di riprendere la vita di comunità, dopo l’allentamento di alcune restrizioni, e la paura della malattia.

È ancora una volta Adriano Màdaro, giornalista e sinologo trevigiano, ad aiutarci a comprendere la situazione attuale nel Paese del Dragone, a distanza di poche settimane dalla conferma di Xi Jinping alla guida della Repubblica Popolare Cinese.

Sarà l’Anno del Coniglio – commenta Màdaro -, un animale benvoluto dai cinesi che considerano ‘portatore di fortuna’. Pare che i primi mesi saranno molto importanti e speriamo che aiutino nel percorso di uscita del Covid dalla Cina, anche se penso che sia molto difficile che questo avvenga. È l’anno che tutti si aspettavano perché questa chiusura prolungata è stata una sofferenza mortale. Sappiamo che ad oggi sono stati venduti 2 miliardi di biglietti ferroviari: questo vuol dire che, considerando l’andata e il ritorno, per il Capodanno lunare si muoveranno un miliardo di cinesi”.

“In questi giorni abbiamo letto che 900 milioni di cinesi sono stati infettati dal virus – continua – Io spero vivamente che il nuovo anno se lo porti via e che le persone possano tornare a festeggiare secondo le loro tradizioni. Auguro alla Cina la saggezza antica di capire che ha un popolo enorme, che difficilmente si fa ammaestrare ma facilmente segue il capo. In questo momento è tutta una questione di leader. Xi Jinping è ancora molto considerato, però un mese fa ha passato un brutto momento con le proteste per la sua politica di contrasto al Covid. Credo che ora il presidente abbia capito che la Cina sta un po’ cambiando. Il Capodanno aiuterà”.

Màdaro si riferisce alle proteste dei cinesi per la politica “zero Covid” di Pechino, fermate nella prima settimana di dicembre a causa della repressione della polizia e delle prime “riaperture” di alcune città.

In quei giorni il mondo ha scoperto una Cina che non conosceva, con il popolo cinese che ha iniziato a mostrare i primi segnali di insofferenza dopo tre anni di battaglie contro un nemico invisibile che ha causato molti danni, alcuni dei quali emergeranno solo in futuro se si considerano le conseguenze psicologiche sulle persone.

Non è stata riaperta tutta la Cina – aggiunge -, ma solo alcune grandi città dove ci sono interessi anche dell’Occidente: Shanghai, Pechino, Tientsin, Shenzhen e qualche realtà lungo la costa. Il governo cinese è ancora molto prudente perché, se ci dovesse essere un balzo del virus nelle campagne, sarebbe un gran problema. I cinesi si sono resi conto che, finché non arriverà un vaccino (e sono vicini a realizzarne uno cinese realmente efficace), non possono tenere chiuse le città. La Cina non si è impoverita ma è in ritardo nelle consegne di ciò che l’Occidente richiede. Rispetto alla sua crescita economica, era già in anticipo di 10 anni secondo le previsioni delle Nazioni Unite sull’eliminazione della povertà primaria. Quindi la situazione non è così catastrofica”.

Anche per il celebre sinologo trevigiano questo è stato un periodo di cambiamenti, visto che negli ultimi 20 anni era abituato a partire per l’Asia circa ogni 45 giorni.

Sono stati anni di studio, di incontri virtuali e di pubblicazioni (una nuova opera uscirà nel mese di febbraio 2023), ma Màdaro non può accettare che la sua visita all’inizio del 2020 rappresenti la sua ultima volta in Cina.

Rispetto alla guerra in Ucraina, invece, è convinto che la Cina non darà mai delle armi alla Russia perché il suo appoggio a Putin si limiterà solo alla consegna di generi di prima necessità e al rafforzamento di accordi commerciali tra due alleati strategici.

La stessa cosa farà con Zelensky, leader di un Paese riconosciuto dall’Onu come nazione con la quale avere dei rapporti internazionali nonostante la violenta reazione russa.

La Cina è un Paese che nella sua storia ha subito molte invasioni e, a dispetto dei messaggi che passano in Occidente, preferisce la pace alla guerra: se in passato ha usato le armi, infatti, lo ha fatto soprattutto per difendersi dalle aggressioni esterne e per rivendicare i suoi territori.

In questo momento il colosso asiatico ha bisogno della pace e dell’apertura dei mercati internazionali per uno sbocco concreto per i suoi prodotti: il conflitto in Ucraina, anche se non si è mai pronunciata sulle motivazioni che hanno portato alla guerra, a lungo andare potrebbe minare gli affari della Cina.

“La Cina non vuole che si sappia cosa hanno i suoi arsenali – conclude -, possono anche girare i satelliti ma i cinesi sanno nascondere le cose. Lo ha insegnato Mao, se pensiamo alle gallerie sotterranee. La Cina spinge per un tavolo di pace tra Russia e Ucraina ma da un punto di vista diverso dall’Occidente. Quest’ultimo preme per l’abbandono dei territori occupati mentre Pechino non interferirà mai sulle questioni che appartengono ad altri Paesi”.

Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it)
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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