La storia di Francesco Introvigne, l’uomo buono di sky che da arbitro rimase asserragliato negli spogliatoi di Sciacca

E’ venuto a trovarci in redazione Francesco Introvigne (a destra nella foto sopra).  Classe 1953, sposato con Flavia dalla quale ha avuto due splendide figlie, attualmente ricopre la carica di presidente della sezione Ana di Vittorio Veneto. Per ben 41 anni e 7 mesi ha lavorato nel municipio di Tarzo, come messo comunale prima e come responsabile del servizio demografico successivamente.

Francesco Introvigne è il classico uomo con un passato che non t’aspetti. In pochi sanno dei suoi trascorsi da arbitro federale. Già collaboratore e poi segretario della Polisportiva di Tarzo nei primi anni Settanta, ha cominciato la carriera arbitrale come guardalinee di parte in Terza categoria. Divenuto arbitro di calcio della Figc nel 1973, per la Sezione Aia di Conegliano, ha diretto gare fino al 1991. Per ben 10 anni ha arbitrato a livello nazionale, sino alla serie C come arbitro ed in serie B quale guardalinee.

Tarzo introvigne arbitro
Introvigne è stato segretario e vice presidente della sezione coneglianese, fino a diventarne, una volta appese gli scarpini al chiodo, presidente dal 1994 al 2000. E’ stato anche per quattro anni componente e segretario della Commissione di disciplina regionale dell’Aia. Ha ricoperto per due mandati olimpici il ruolo di presidente della Commissione di disciplina del Triveneto dell’Aia, con sede a Mestre.

Negli anni Ottanta è stato socio fondatore dell’Orienteering Tarzo. Parallelamente, dal settembre 1991, è stato chiamato in Lega Calcio, quale ispettore, ruolo che lo ha portato a girare l’Italia con funzioni amministrative, tecniche e contabili. Ha ricoperto il compito di delegato di Lega quale commissario di campo.

Dal 1994 fino allo scorso giugno, ha partecipato a Milano, sempre in quota alla Lega Calcio, al Calciomercato, collaborando nella consulenza alle società sportive e nella registrazione dei contratti. In molti lo ricordano nelle vesti dell’uomo che fino allo scorso giugno, chiudeva le porte del “calciomercato nazionale”, tanto da meritarsi in diretta tv l’appellativo di “uomo buono di Sky”. 

Pieve di Soligo giancarlo de luca e francesco introvigne
Signor Introvigne, oggi è presidente della storica sezione Ana di Vittorio Veneto, che conta ben 2.830 soci, ma in pochi sanno che può vantare anche un passato da arbitro di calcio…
Sono stato arbitro della sezione Aia di Conegliano dal 1973 fino al 1991. Ho arbitrato in serie C e ho svolto la mansione di guardalinee in serie B e tuttora sono arbitro onorario.

Arbitri si nasce o si diventa? Cosa l’ha spinta verso il fischietto?
Arbitri si diventa coltivando lo spirito che si ha dentro, che ovviamente va perfezionato. Volevo riscattare una carriera calcistica modestissima… e poi potevo entrare gratis allo stadio.

Cosa ricorda della prima partita arbitrata?
Era una partita del campionato provinciale esordienti… Ricordo l’emozione per le responsabilità che mi andavo a prendere.

Tarzo Introvigne Roma AIA 10 11 2012
Che doti deve avere un buon arbitro?
Conoscenza delle proprie capacità e dei propri limiti. Voglia di mettersi in gioco e un gran senso di correttezza e lealtà sportiva, oltre naturalmente a doti atletiche e conoscenze regolamentari.

Ci racconta di quella volta a Sciacca che è rimasto asserragliato negli spogliatoi per ore (nel video sotto)?
Come potrei scordarla… Era una partita di serie D del campionato 1986/1987 tra la Pro Sciacca e l’Atletico Catania e in palio c’era il passaggio in C2. Finì 1-0 per gli ospiti, con un gol che la tifoseria locale ritenne fosse stato segnato in posizione di fuorigioco. Finita la partita ci fu un’invasione di campo. Rimanemmo prima a centrocampo protetti dalle forze dell’ordine e poi negli spogliatoi, assediati per cinque ore. Alla fine ci fecero uscire per una porta secondaria e mi portarono sotto una fitta sassaiola all’aeroporto di Palermo. L’auto di uno dei due guardialinee di Marsala fu danneggiata dai vandali. Un’altra volta, a Catania, per un rigore dato al 92esimo a favore dell’Arezzo, venni scortato in aeroporto e fatto salire sull’aereo senza nemmeno fare il check-in…

Ha avuto paura?
Solo di non prendere la decisione giusta. In quei frangenti serve sangue freddo e lucidità per guardarsi alle spalle con una visione a 360 gradi senza lasciarsi cogliere dal panico.

E’ favorevole alla tecnologia in campo? Cosa pensa del Var il cui impiego fa molto discutere?
Sono favorevole se lo si considera uno strumento di supporto che può essere soggetto all’errore. Questo perché l’inquadratura potrebbe essere non ottimale e perché dietro la macchina c’è sempre l’uomo che per natura è imperfetto.

Esiste la sudditanza psicologica degli arbitri nel calcio?
Non nel senso che la intendono i tifosi e le parti in causa. Semplicemente ed involontariamente nel prendere una decisione contro il più forte ti fai qualche scrupolo in più.

Passiamo ad un’altra storia: come è diventato “l’uomo buono” che con il sorriso chiudeva le porte del calciomercato?
Avevo il curriculum giusto e dal 1994 per la Lega Calcio sono stato inviato Calciomercato, per collaborare nella consulenza alle società sportive e nella registrazione dei contratti. L’appellativo di “uomo e buono” mi venne dato in diretta tv dai cronisti Sky, mentre chiudevo ufficialmente le porte della sessione di calciomercato.

Anche qui però c’è stata una “gustosa” contestazione basata su soli 18 secondi…
Il calciomercato si chiudeva alle 23. Alle 23 e 18 secondi si presentò una società per registrare un contratto ed io lo accettai. Era in regola e mi sembrava assurdo respingerlo per pochi secondi. Ne nacque un contenzioso che alla fine la Procura federale risolse dandomi ragione. La salomonica decisione fu presa argomentando che alle 23 e 18 secondi sono accora le 23 e questo vale fino alle 23 e 59 secondi.

Tarzo introvigne Calciomercato Villa Erba Como 1993 1

L’esperienza nel mondo dello sport l’ha aiutata nella vita?
Assolutamente sì. L’arbitraggio mi ha reso un uomo completo e maturo, una vera scuola di vita. L’esperienza in Lega Calcio mi costretto a misurarmi con le potenze economiche dello sport e con gli interessi di parte che ne conseguono. Tutto questo mi ha dato molto equilibrio.

Come presidente della Sezione Ana di Vittorio Veneto, è in versione arbitro inflessibile o uomo buono del calciomercato?
Mi sono dovuto inventare un altro ruolo. Il mondo del volontariato richiede disponibilità senza secondi fini. Nulla è dovuto e nulla deve essere preteso. La carica di presidente va esercitata attraverso l’esempio, la responsabilizzazione e la condivisione.

Un sogno nel cassetto?
Mi ritengo molto appagato dalle mie esperienze di vita umane e professionali. Sono andato vicino a diventare arbitro di Serie A, si vede che non era destino.

(Intervista a cura di Giancarlo De Luca © Qdpnews.it).
(Foto: Qdpnews.it ® riproduzione riservata).
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