Si chiama Pian de le Femene e si trova a una quota di 1100 metri sopra il Comune di Revine Lago, a cavallo tra la provincia di Treviso e quella di Belluno.
Da questa località è possibile godere di un panorama mozzafiato nella stagione estiva, ma tutto diventa ancora più suggestivo quando sul manto erboso si deposita la neve trasformando il luogo in un vero e proprio riferimento per gli amanti delle passeggiate invernali, con o senza le ciaspe o “ciaspole”, o più correttamente racchette da neve.
Dopo aver percorso in auto la tortuosa strada asfaltata che consente di raggiungere il piazzale di partenza per ognuno dei piacevoli sentieri da poter intraprendere, verso il Visentin o verso il Passo San Boldo, Monte Cimone, si arriva a un parcheggio dove si possono già intuire le ragioni dell’origine del nome della località: a ricordarle un monumento alle donne della Resistenza, che durante l’occupazione portavano risorse e provviste ai gruppi di partigiani. Sul nome però c’è un’altra teoria: si dice che si chiamasse Pian de le Femene ben prima della guerra, quando avevano luogo delle operazioni di contrabbando tra signore, molto meno sospettabili rispetto ai loro mariti.
Le quattro donne di NaturalMenteGuide, Elena, Marta, Mary e Paola, sulla scia di questi aneddoti, ci portano invece a scoprire ciò che sta fuori dai sentieri e si concentrano nel tracciare un ecosistema che preserva la sopravvivenza di fauna e flora nonostante il gelo e l’abbondanza di neve. Munite di ciaspe, individuano a pochi minuti dalla partenza un primo indizio: si tratta di una rosa canina, una pianta che cresce nei pascoli incolti e che sopravvive al freddo.
“Si definiva canina – spiega Paola – perché un tempo si credeva curasse la rabbia. Non è così, ovviamente, però è vero che ha delle proprietà nutritive davvero notevoli per questo capita di leggerne il nome su alcune tisane. Anche gli animali lo sanno e ne vanno ghiotti”.
Nelle vicinanze della rosa canina, Elena riconosce una particolare scia di tracce, caratterizzate da una forma a ipsilon: si tratta certamente di una lepre, che nel salto punta le zampe anteriori e si slancia con le posteriori creando questo disegno. Quando ci si immagina una di queste lepri, non bisogna pensare a un animale di colore bianco: a quote ancora così basse è più comune la variante che mantiene lo stesso colore grigiastro anche in inverno.
Seguendo la scia si raggiunge quasi sempre un abete che, emanando calore e sciogliendo la neve sottostante, si presta a essere uno dei luoghi preferiti da questi leporidi. Le tracce del loro passaggio sono evidenti anche dagli escrementi, inconfondibilmente sferici e compatti come palline di segatura.
La rosa canina viene scelta anche da altri animali: “Non bisogna spaventarsi se nella neve si intravedono delle marcature rosse: non si tratta di sangue ma del passaggio delle volpi”. Con un buon occhio è possibile intravedere anche la tana di qualche arvicola, piccoli roditori che si cibano delle pigne.
Giungendo su uno dei terrazzamenti che il Pian de le Femene offre è possibile ammirare tutta la Vallata, i laghi di Revine: Marta spiega che per i più arditi c’è la possibilità di fare tutta la salita, attraversando dei boschi di incredibile e ancora poco conosciuta bellezza.
Tra gli scopi di NaturalMenteGuide c’è anche quello di raccontare i temi al di là della funzione estetica della natura e l’importanza della presenza di un’abbondanza di neve in montagna almeno durante i mesi invernali: “La neve ci garantirà una risorsa idrica dilazionata nel tempo: sciogliendosi l’acqua scorrerà dai torrenti e dai ruscelli a valle. Inoltre molte piante, come l’abete rosso, necessitano di un periodo di neve per poter germogliare rigogliosamente in primavera e rinnovare il bosco”.
(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it).
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