Celebre per aver dato i natali ad Antonio Canova, Possagno – poco meno di 2.500 abitanti – è situata alle pendici meridionali del massiccio del Grappa. I rilievi boscosi che abbracciano il paese recano evidenti le tracce dell’estrazione della creta utilizzata per la produzione dei laterizi.
Il borgo, abitato sin dall’antichità, si ritiene fosse un sito paleoveneto mutato successivamente in castrum romano, accampamento fortificato con compiti di difesa nel quale trovavano riparo i soldati e le loro cavalcature. A questo apprestamento, in età medievale, subentrò una rocca con analoghe funzioni di sorveglianza e presidio territoriale.
Numerose sono le ipotesi sull’origine di un toponimo attestato nel 1076 come “loco pussagno”, tre anni dopo come “Pusagno” e nel 1192 rintracciabile nelle locuzioni “de Possagno” e “in Monte Possagni”.
Forse Possagno era un luogo di sosta, dal latino pauseanus (pausa) dove riposare e ristorarsi. Secondo un’altra ipotesi il toponimo deriverebbe invece dalla posizione topografica arretrata o in secondo piano dell’abitato rispetto a qualcosa di indecifrato: da posteanus – postea inteso come dopo o dietro.
Una terza interpretazione semantica mette in relazione il nome geografico del paese con puteus (pozzo) da cui Possagno “luogo del pozzo”. Quarta e ultima teoria è quella che richiama le tradizioni pastorali del borgo e che individua l’origine del nome dalla fusione dei termini “pozza” e “agnello”.
Affascinati da quest’ultima suggestione, saziati il cuore e la mente con i capolavori della gispsoteca, ci lanciamo alla ricerca del Bastardo del Grappa. Non si tratta di un famigerato fuorilegge, ma di un gustoso formaggio simbolo della locale montagna. Il nome singolare è forse legato alla pratica di miscelare latte ovino e vaccino; oppure dall’utilizzo di latte non adatto a produrre il Morlacco; o ancora “bastardo” perché lavorato in un territorio diverso da quello del Montasio e dell’Asiago.
Ritornando in paese abbiamo ancora spazio per un peccato di gola: la meringa di Possagno. Il candore del dolce, che richiama la purezza dei marmi canoviani, ci fa sentire meno in colpa e ci strappa una promessa: torneremo!
(Autore: Marcello Marzani).
(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
#Qdpnews.it