Proponiamo ai nostri lettori un altro splendido racconto di paese del professor Giancarlo Cunial: durante i periodici ricoveri all’ospedale di Crespano (dove veniva curato per i suoi malanni cardiaci), don Angelo riceveva molte visite dai suoi parrocchiani. Gli volevano bene a quel prete che, dal 1951, dopo il lungo periodo di don Teodoro Agnoletto, era stato assegnato alla parrocchia di Possagno.
Ci andava a trovarlo, e spesso molto spesso, anche Marco Vardanega: Marco era stato in Australia per alcuni anni coi suoi fratelli ma poi, nel 1955, era tornato a Possagno col bastimento perché gli avevano scritto che il padre Giacomo stava molto male e poteva mancare da un momento all’altro.
Quando Marco arrivò a Possagno, contro ogni aspettativa, il padre Giacomo ebbe un miglioramento che lo tenne in vita ancora per diversi mesi. Marco capì che era meglio restare, in attesa dell’infausto evento, perché tornare in Australia per poi magari ritornare dopo poco tempo in Italia, non era mica la strada dell’orto. Marco aveva una trentina d’anni, era ancora da maritare, si guardava intorno, finché entrò in amicizia con Adriana che faceva l’infermiera a Crespano.
L’amicizia diventò confidenza, l’ospedale di Crespano era un luogo abbastanza libero per poterla incontrare. Il padre Giacomo intanto muore e Marco però non mostra più l’usma di tornare in Australia perché c’è per lui un’Australia più vicina che si chiama Adriana, nell’ospedale di Crespano.
Solo don Angelo Campagnaro non capiva come mai Marco fosse così assiduo nell’andarlo a trovare in ospedale. Come mai sei tornato? Gli chiedeva. Poi glielo svelarono che Marco era lì perché si vedeva con Adriana.
Marco pensò bene di farsi su la sua casa nuova, a Possagno, sulla terra ereditata dal padre Giacomo e accanto alla casa costruì un bar dove prima non c’era anima viva se non le fornaci dei laterizi dei Paetot (Cunial di Cognome) e dei Beduìn (Vardanega di cognome). Alla fine del 1960, Marco chiamò un impresario locale (Arnaldo Andreatta) e cominciò a costruire casa e bar. Chi sarà mai andato a benedire (settembre 1961) quella casa nuova ? Ovviamente don Angelo Campagnaro.
Marco e Adriana si sposarono nel duomo di Crespano nel febbraio 1962 e cominciarono la loro avventura familiare nel solitario Bar alle Fornaci: don Angelo tornava ogni tanto a trovare l’ex emigrante Marco e l’ex infermiera di Crespano venuta (un po’ a malincuore) a Possagno a fare la barista. In quel locale sono passate tante persone (come l’austriaco Franz che arrivava da Obdach, la sera, a dormire da Marco e l’indomani caricava il camion di materiale edile per tornare in Austria), sono nate tante storie imprenditoriali (come quella fabbrica delle marmette che nacque sul sito della fornace dei Paetot), si sentì l’eco di tante storie (anche l’occupazione di alcune fornaci tra il 1967 e il 68: quando don Angelo si mise dalla parte degli operai perché potessero iscriversi al sindacato cattolico e lottassero contro il lavoro nero).
Poi, nei decenni successivi, l’apertura della nuova strada provinciale 26 per Pederobba, l’avvio di diverse attività industriali, come quelle di Rodella, Andreatta, Biondo, Todesco… insomma, da quel bar isolato, nacque un nucleo industruiale e produttivo di rilevanza zonale.
(Fonte: Alice Zaccaron © Qdpnews.it)
(Fonte e foto: Giancarlo Cunial).
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