Artisti si nasce o si diventa? A guardare le opere di Valerio De Marchi, dopo aver ascoltato la sua storia mentre racconta come dalla pittura sia passato naturalmente alla scultura, la risposta è facile.
È lui stesso dall’alto dei suoi quarantacinque anni dedicati alla scultura della bellezza femminile, a fornire la risposta: “Ho iniziato a dipingere, non ho fatto nessun tipo di studio per imparare a farlo. Poi non mi sentivo appagato, avevo bisogno di sentire muovere le mani, di modellare. Ho preso in mano della plastilina e non ho più smesso”.
Valerio sorride quando lo si chiama “Maestro” quasi si stia parlando di qualcun altro, ma la spiegazione che da, di come realizzi le sue opere, è veramente incredibile. Non usa un disegno, ma plasma il modello della scultura direttamente guardando la modella che gli sta davanti, con la plastilina, poi passa al gesso, alla cera e infine al bronzo: “Voglio fermare per sempre la bellezza di queste donne – dichiara convinto lo scultore – È come un’istantanea che ferma il tempo e ne conserva il fascino, la sinuosità. Nel bronzo vivrà per sempre”.
Sono 270 le opere che ha realizzato a grandezza naturale. Ci vogliono circa tre mesi per portare a compimento una statua grande. Il suo sogno era quello di realizzare una fontana in piazza a Pieve di Soligo, il paese del Quartier del Piave dove vive e lavora: “Alcune persone mi avevano chiesto di realizzare una fontana. Il disegno era già pronto, una serie di ballerine che sorreggono delle tralci di vite, a simboleggiare l’importanza di questo territorio. Il Comune ha fatto capire che non c’erano le risorse, gli imprenditori che ho contattato si sono defilati uno ad uno. Peccato. Sarebbe stata una bella opera da esporre in piazza e sarebbero venuti i turisti a vederla”.
Valerio lo dice con un velo di malinconica nostalgia, quasi gli dispiacesse che i suoi concittadini non riconoscano il suo talento. Perché solo donne come soggetto Valerio? “Perché dai tempi dei greci la scultura ha rappresentato al meglio la figura della donna esaltandone la bellezza, ed è quello che nel mio piccolo sto cercando di fare anch’io”.
Due anni fa un elicottero bianco si posò sull’erba di un campo qui vicino, era quello di Silvio Berlusconi che, avendo sfogliato uno dei cataloghi con le opere di Valerio si era interessato a venire a vederle con i suoi occhi: “È stato un incontro piacevole – racconta lo scultore – Berlusconi era molto allegro e simpatico quel giorno. Dopo averle guardate tutte ne acquistò due, e dopo essersi fermato a mangiare al ristorante degli artisti e delle persone dello spettacolo, Da Lino a Solighetto, si è congedato salendo sul suo elicottero con la promessa che sarebbe tornato un giorno”.
Adesso Valerio è fermo con le sculture: “Non sono più stimolato. Il mercato è fermo da anni. Non sono più i tempi d’una volta e le statue non si vendono bene come prima, ma teniamo tutti duro, ritorneranno sicuramente tempi migliori anche per questo territorio. Se lo meritano tutti qui. Ognuno lavora duro nel suo settore per la promozione del territorio ora diventato Patrimonio dell’Unesco, come in tanti altri siti sparsi in tutto il Veneto. Questi luoghi sono casa per noi ed è qui che dobbiamo concentrare i nostri sforzi per creare un luogo migliore di come l’abbiamo trovato,ognuno nel suo campo, ognuno con il proprio talento”.
(Fonte: Pio dal Cin © Qdpnews.it).
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