Fin dalla notte dei tempi l’uomo ha sentito il bisogno di dare un nome a fiumi, valli, foreste, montagne e centri abitati. Un’esigenza dettata dalla volontà di descrivere l’ambiente naturale, rivendicare le proprietà private, tramandare le tradizioni e preservare la cultura locale.
I toponimi, cioè i nomi propri geografici, celano un universo di storie e curiosità che meritano di essere raccontate. La geografia della Marca Trevigiana, in particolare, reca ben evidenti le impronte della fede e delle invasioni, di lingue dimenticate, di piante e animali, di paesaggi e battaglie che hanno plasmato questa terra rendendola così singolare e affascinante.
Complice l’inesorabile trascorrere del tempo, la fortuita o intenzionale distruzione di alcune fonti, lo stratificarsi di leggende e consuetudini, l’origine dei toponimi viene talvolta offuscata; i nomi dei paesi e delle frazioni sono relegati allo sterile ambito della segnaletica stradale, della burocrazia e dei navigatori satellitari che, non di rado, pronunciano scorrettamente i nomi dei nostri borghi.
Questa iniziativa editoriale nasce dalla volontà di riappropriarsi di questa rilevante ricchezza culturale, di capire il perché del nome della città ove lavoriamo, del borgo che attraversiamo ogni giorno per andare a scuola, della località alla quale sono legati tanti ricordi d’infanzia.
A partire da oggi e con cadenza settimanale, vi proporremo una tappa del nostro viaggio ideale fra i Comuni della Marca alla ricerca delle nostre radici. Senza alcuna pretesa scientifica ci accontenteremo di sollecitare la vostra curiosità di lettori e di promuovere la conoscenza di un territorio che, non a caso, è stato recentemente proclamato Patrimonio dell’Umanità.
Prima tappa del nostro viaggio alla ricerca dei toponimi del nostro territorio è Pieve di Soligo, comune di oltre 12.000 abitanti definito “la perla del Quartier del Piave”.
Pieve deriva dal latino plebs – popolo – e storicamente ha una duplice accezione: quella di comunità civile e quella di circoscrizione religiosa, quest’ultima raccolta attorno a una chiesa in grado di assolvere le principali funzioni liturgiche e, come tale, provvista di fonte battesimale.
A partire dal V secolo la disgregazione dell’Impero Romano comporta la graduale scomparsa della pieve intesa come entità amministrativa e la contestuale affermazione di quella religiosa, parte integrante di un sistema di poteri al cui vertice si colloca l’autorità vescovile. È in questa fase storica che la pieve si identifica con una realtà spiccatamente rurale, collocata sia nei centri agricoli più vivaci che nei luoghi meno accessibili dal potere centrale.
Al vertice della comunità vi è il pievano che, in epoca altomedievale, assolve alla duplice funzione di pastore di anime e di pubblico ufficiale. Supervisiona l’attività delle cappelle del circondario ed esercita poteri assimilabili a quelli di un odierno sindaco in materia di stato civile, sanità, catasto e lavori pubblici.
Verosimilmente erede di una omonima circoscrizione civile, Pieve di Soligo vede attestarsi nel suo territorio, alla fine del XII secolo, la pieve religiosa simboleggiata da una croce aurea che tuttora campeggia nel blasone cittadino.
Con l’affermazione dei Longobardi il termine pieve passa a indicare la collettività romana assoggettata e tenuta a versare i tributi alle fare, le comunità dominanti e organizzate secondo rigidi canoni militari. All’origine di toponimi diffusi anche in Veneto, fara sarà oggetto di un prossimo e specifico approfondimento.
Osservando lo stemma comunale di Pieve si intuisce come il fiume Soligo, anticamente detto Solicum e rappresentato da una banda azzurra, abbia storicamente diviso due entità cittadine contigue, ma per lungo tempo soggette a poteri diversi. Sulla riva sinistra la Pieve del Contà sottoposta alla giurisdizione dei conti Brandolini legati alla Serenissima; a destra la Pieve del Trevisan inclusa nei possedimenti della Marca Trevigiana.
Il fiume Soligo è all’origine del toponimo di due ulteriori abitati compresi nella giurisdizione cittadina: Soligo propriamente detta, dal Trecento all’Ottocento nota come Soligon o Soligo Maggiore; Solighetto che, in epoca medievale, è talvolta descritta come Pieve di Solighetto.
Sull’etimologia del toponimo Soligo non mancano infine interpretazioni fantasiose e piuttosto curiose. Fra queste l’assonanza con un termine celtico che farebbe riferimento all’abbondanza dei salici che vegetano sulle sponde del fiume o ancora locuzioni latine quali solis vicus (paese del sole) o sol hic (qui il sole).
A prescindere dall’attendibilità scientifica di queste ultime interpretazioni, siamo di fronte a una bella dimostrazione di amore nei confronti dei magnifici panorami pievigini.
(Autore: Marcello Marzani).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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