Nell’appuntamento settimanale con gli animali selvatici dell’Alta Marca Trevigiana il tecnico faunista Fabio Dartora, esperto in monitoraggio della fauna selvatica, ha scelto di approfondire la faina.
“Gli anziani delle nostre zone – spiega Dartora – erano soliti dire la frase “Te me par spasemà. Atu vist el martorel?” per descrivere una persona quando era agitata e non si calmava. Sembrava la stessa scena di quando qualcuno andava nel “fasiner” a prendere le fascine per il forno del pane e la faina, di soprassalto, scappava come un fulmine facendo prendere un grande spavento che durava diversi minuti e non passava facilmente. La faina è un mammifero della famiglia dei mustelidi del peso di 1- 2 chilogrammi circa. Si nutre di piccoli mammiferi come ratti e topi ma nella sua dieta c’è anche molta frutta”.
“Si accoppia durante l’estate – prosegue – ma partorisce solamente nella primavera successiva dando alla luce dai 2 ai 4 cuccioli. La tana viene costruita in ripari occasionali come, ad esempio, tronchi di alberi che presentino delle cavità. Ricordo un giorno di maggio quando l’amico Mirco, esperto boscaiolo, stava tagliando alcuni grandi castagni morti da tempo quando con il verricello ha trascinato un tronco. Ne sono uscite due piccole faine nate da poco, ancora con gli occhi chiusi. Mirco si è accorto subito dei cuccioli e mi ha chiamato al cellulare”.
“Da quel giorno – aggiunge il tecnico faunista originario di Pederobba – è cominciata la mia incredibile esperienza con Chicco e Spillo, due maschietti di faina che ho poi allevato fino alla maturità. Allevare le faine è stato illuminante: si sentono tante storie ma osservarle da vicino non è cosa facile e, supportato dal centro di recupero della fauna selvatica, ho allevato e studiato questi cuccioli fino al loro reinserimento nell’ambiente naturale. Spesso si attribuiscono danni al pollame alla presenza della faina: quasi mai è lei a prendere i polli ma solitamente la responsabile è la volpe”.
“La faina – continua Dartora – è presente in moltissimi tipi di habitat e vive spesso a stretto contatto con l’uomo, occupando i nostri stessi spazi quando noi non ci siamo, soprattutto la notte. È molto raro vedere infatti una faina di giorno diversamente da sua cugina: la martora. Si differenziano per la macchia golare, la grandezza delle orecchie, il colore del mantello e altri aspetti difficilmente visibili a un occhio non esperto”.
“La martora – conclude il tecnico faunista Fabio Dartora – predilige boschi maturi d’alto fusto dove può arrampicarsi e poco sopporta la presenza dell’uomo. Insomma:il mondo dei mustelidi è un pianeta straordinario ricco di storie pittoresche tra uomini e faine”.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: Fabio Dartora).
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