Quello del tabacco è un settore complesso e competitivo che lascia spazio solo a quelle realtà produttive che fanno della tenacia il proprio punto di forza. Non è un caso che a Orsago, sotto il logo del Moderno Opificio del Sigaro Italiano, sia riportato il payoff “audaces fortuna iuvat” che dal latino può essere tradotto come “la fortuna aiuta gli audaci”, ma anche come “chi non tenta non riesce”.
A provarci e poi a riuscirci, in questo caso, sono stati due giovani imprenditori, il vittoriese Andrea Casagrande, e il godeghese Philip Pietrella, che nel 2014 hanno costituito, forti dell’esperienza di Cesare Pietrella, ormai consolidato professionista del settore, una realtà industriale che continua a farsi strada nel mondo esclusivo del sigaro, accanto ai colossi storici della tabaccheria statalizzata di un tempo.
L’elegante identità dell’Ambasciatore Italico, questa la denominazione scelta per i sigari orsaghesi, ripropone in maniera fresca e giovane la concezione della Dolcevita italiana e nasce per dare a tutti gli amanti del sigaro in Italia, ma in prospettiva futura anche all’estero, un’alternativa che vede sviluppata una filiera strutturata secondo esigenze di qualità, più che di mercato.
La filiera pensata dai due giovani parte dalle foglie intere di tabacco, coltivato e raccolto ad Albaredo, in provincia di Verona, per garantire continuità alla materia prima e costanza alla qualità della produzione, e arriva a Orsago, dove appunto vengono sviluppate tutte le fasi di lavorazione in modo compatibile con le regole del monopolio.
Per il sigaro, che permette una fumata in genere molto differente da quella delle sigarette, è stato scelto di utilizzare soltanto tabacco di tipo Kentucky, che vanta dei sentori più marcati e piccanti.
La lavorazione prevede, dopo la raccolta e la preparazione delle foglie, una fase di composizione, che viene portata avanti anche grazie alla presenza di alcuni macchinari che garantiscono una sagomatura troncoconica al sigaro in formato intero o ammezzato.
La maturazione di un sigaro può durare dai 3 ai 9 mesi, a seconda della variante a catalogo, e rappresenta una delle parti più importanti del processo produttivo: immagazzinati in una cella ad alti livelli d’umidità e a temperatura controllata, i sigari si seccano e diventano più solidi.
Prima del confezionamento e dell’applicazione del sigillo, i sigari vengono controllati e ricontrollati da un’operatrice (la maggior parte dei dipendenti è al femminile) e quelli che riportano difetti estetici o strutturali vengono scartati.
Le varietà dell’Ambasciatore Italico accontentano varie esigenze di mercato, dal tradizionale, al maturo, fino al superiore e agli aromatizzati, e pare che la domanda dei consumatori sia ancora molto alta: “Abbiamo bussato a molte porte – afferma Philip – ma alla fine è il passaparola che conta. Oggi i tabaccai chiamano perché manca loro il prodotto e qui lavoriamo a doppio turno”.
“Abbiamo agenti in quasi tutt’Italia – risponde Andrea Casagrande, A.D. dell’azienda – e copriamo una quota di mercato in ascesa”: un segnale positivo per un settore che a Orsago potrebbe consolidarsi come un’eccellenza, seguendo un’ambizione che veda il sigaro trevigiano anche sugli scaffali delle tabaccherie all’estero.
(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it).
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