Come ogni situazione prevede un abbigliamento adatto, così ogni bevanda vuole il suo bicchiere e, nel caso del vino, non si può che parlare di calici.
“Il calice è un elemento chiave della cena – inizia l’esperta di Galateo Giuliana Meneghetti – Parrebbe che esista addirittura dal IV secolo avanti Cristo”.
Anche il calice, come molti altri elementi su una tavola bene apparecchiata, risulta più articolato di ciò che sembra: prima di tutto si divide in tre parti: di piede, stelo e coppa, e poi ognuna di queste ha una funzione precisa.
Spesso accompagna il calice un “tumpler”, un bicchiere per l’acqua, semplice senza stelo e a bocca larga: l’unico che può essere colorato e che deve rimanere sulla tavola per tutta la durata del pasto. senza venire cambiato.
“Per giudicare la qualità del vino che ci viene servito – aggiunge infatti Meneghetti – è fondamentale osservarne anche il colore e quindi il calice deve essere rigorosamente trasparente”.
Per quanto possano sembrare passaggi intuitivi, capita spesso di vedere modi sbagliati di tenere e sollevare il calice: innanzitutto, prima di avvicinare il bicchiere alla bocca, bisogna appoggiare le posate sul piatto e pulirsi con il tovagliolo, sia prima che dopo aver bevuto.
“In secondo luogo, il calice si prende per lo stelo con il pollice e l’indice” assicura Giuliana: il Galateo non contempla altre varianti fantasiose. Se lo si tiene per la coppa infatti, con un unico gesto si ottengono tre risultati sgradevoli: le dita scaldano il vino, lasciano un’impronta pasticciata e per finire scema ogni eleganza del gesto. “La presa per il piede invece è tipica della categoria degli assaggiatori impegnati in una degustazione: lasciamolo che rimanga un loro appannaggio” commenta l’esperta.
Altre precisazioni riguardano il modo in cui solleviamo il calice: è importante fare attenzione a non tenere il gomito appoggiato al tavolo. Inoltre è ormai bandito dal Galateo alzare il mignolo, così come è preferibile evitare di far roteare il vino in continuazione e senza distinzione per il tipo di vino che stiamo bevendo. È invece accettato portare il calice al naso con discrezione per l’assaggio e consentire di venire serviti senza cercare di aiutare alzando il bicchiere verso la bottiglia.
“È buona pratica poi versare acqua e vino prima nei bicchieri dei nostri commensali vicini e poi nel nostro, senza però riempirli fino all’orlo” continua Meneghetti, che conclude con l’ultima elegante accortezza: “L’acqua non si rifiuta mai mentre il vino si può declinare senza coprire il bicchiere con la mano, ma dicendo ‘no grazie’”.
(Fonte: Alice Zaccaron © Qdpnews.it).
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