“Quando le acque del fiume Piave incontrano la pianura, subito dopo il ponte di Vidor, l’alveo si apre nell’ampio spazio delle Grave di Ciano, circa 940 ettari di ecosistemi fluviali, oasi ancora intatta di biodiversità e bellezza. Di evidente carattere selvaggio vi nidifica l’occhione ed è stata avvistata l’aquila reale oltre a proporre habitat variegati”.
Questa l’introduzione per presentare e candidare come luogo del cuore Fai (Fondo ambiente italiano) la bellezza naturalistica delle Grave di Ciano, nel Comune di Crocetta del Montello.
Un’area già tutelata dalla rete Natura 2000 come Zona di Protezione Speciale ai sensi della direttiva “Uccelli” e Zona Speciale di Conservazione ai sensi della direttiva “Habitat” oltre che riconosciuta come area Wilderness dall’Associazione Italiana per la Wilderness.
Le Grave di Ciano ospitano 194 ettari di prati magri steppici, habitat di interesse comunitario e prioritari per la stupenda fioritura di orchidee: la dominanza di spazi aperti ricchi di biodiversità non rappresenta solo un motivo di tutela ma soprattutto un sistema ambientale che sostiene servizi ecosistemici diventati essenziali, quali la naturale regimazione delle acque, la ricarica delle falde e l’impollinazione.
“Abbiamo proposto questa candidatura – spiegano dal comitato promotore – perché è doveroso far conoscere a tutti la bellezza infinita di questo luogo. L’antica storia, caratterizzata dall’intenso legame col fiume, è profondamente innervata nei borghi di Rivasecca, Belvedere, Botteselle, Gildi, S. Urbano, Santa Margherita e Santa Mama, che si susseguono sulla riva destra lungo l’argine del Piave e che costituiscono parte del nostro Comune”.
“La frazione di Ciano è permeata e fusa con l’evoluzione che il Piave ha avuto, basti pensare alla sua centralità come teatro di azioni decisive della Prima Guerra Mondiale. Anche per questo è opportuno valorizzarla e fare di tutto per allontanare la minaccia del progetto di casse di espansione, che prevedono lo scavo di un bacino di laminazione, un’opera obsoleta e distruttiva che andrebbe a stravolgere e deturpare paesaggio, assetto socio-ubanistico dei borghi, profanerebbe la memoria storica del luogo e cancellerebbe l’ultimo avamposto di naturalità nell’alta pianura veneta. Chi volesse dunque aiutarci nel nostro progetto ci doni così un click e passi parola” conclude il comitato.
(Fonte: Ylenia Bigolin © Qdpnews.it).
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