Cina, Australia, Messico, avanzi di nobili vestiti da sera… le stoffe di Enrica hanno ognuna la sua storia, e hanno il potere di caricarsi di ulteriori significati una volta trasformati in mini abitini.
Sì perché i vestitini che prendono forma da quelle mani esperte nella stanza più lontana e intima della casa diventano molto più di un bell’involucro.
La storia di come Enrica è riuscita a creare un grande circolo di solidarietà partendo da alcuni semplici scampoli di tessuto parte da un tragico incidente nel 2008 che ha sconvolto gli equilibri famigliari, per passare attraverso la vittoria contro un male infido: “Dovevo fare qualcosa, ma non sapevo cosa. Ho iniziato a cucire e poi vendere quei vestitini per finanziare alcune iniziative personali e associazioni: prima una conferenza per provare a capire e superare il dolore della perdita, poi a supporto dell’Ail e di adozioni a distanza”.
Quello che è iniziato come un modo per “farsi del bene” è diventato un mezzo per portare speranza a molte più persone: “Ci sono certi casi in cui non ci si dice niente, non ci conosciamo ma ci guardiamo negli occhi e sappiamo che stiamo facendo qualcosa che per noi significa molto. Questo genere di contatto ti porta dritto all’essenza delle persone” racconta.
Negli anni le iniziative si sono sommate e le richieste sono aumentate tanto da far venire a Enrica l’idea di creare dei veri e propri mercatini, aiutata dal marito: “Chi compra questi vestitini sceglie liberamente a chi devolvere la propria donazione, io poi ho catalogato e archiviato ogni cosa, niente inganni” sorride mentre accende la macchina da cucire, senza radio questa volta: l’ascolta quando è sola, precisa.
Stiamo parlando di oltre 3 mila abitini che cuce ritirata nella sua mansarda di Miane, tutti pezzi unici: il modello non varia ma a seconda del destinatario Enrica mette un po’ della sua fantasia, e sembra cucirci insieme anche quell’ottimismo che la contraddistingue.
“Le persone che mi conoscono sanno di quest’attività, quindi se tornano da qualche viaggio mi portano sempre un po’ di stoffa, ne ho di infinite fantasie” racconta mentre ci mostra una varietà di colori e trame impensabili.
All’interno dell’abitino c’è poi una tasca, in cui inserire delle essenze profumate che lo rendono un ottimo profumatore.
Mai sbagliato una cucitura? Viene da chiederle. La risposta è quella che ogni sarta ha nel Dna: “Come diceva mia mamma, far e desfar, l’è sempre un lavorar. Se sbaglio non succede niente, scucio e ricomincio: non si butta via niente!”.
(Fonte: Alice Zaccaron © Qdpnews.it).
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