Mareno di Piave, poco meno di diecimila abitanti, è il vertice superiore di un triangolo immaginario, alla cui base si trovano Susegana e San Polo di Piave.
Il toponimo, presente anche in altre località del Trevigiano, potrebbe essere una derivazione del termine gallico marena, ovvero luogo paludoso, selvaggio e sovente inondato dalle piene fluviali. In Italia troviamo altri nomi geografici simili, ad esempio Marene in provincia di Cuneo.
Esaminando quest’ultimo toponimo emergono ipotesi accattivanti, ma poco attagliate al paese veneto. Giusto per curiosità: una prima rimanda all’abbondanza di amarene e la seconda al latino marena, un tributo che gravava sulle merci provenienti dal mare. Nella denominazione completa del comune, decretata nel 1887, la specificazione “di Piave” ci offre l’opportunità per una rapidissima disamina di un idronimo assai frequente nella Marca. Le prime attestazioni risalgono al Medioevo: Paolo Diacono parla di “Plabem”, Venanzo Fortunato di “Plavem” e un Anonimo Ravennate di “Piave”.
Tutti nomi riconducibili a due radici etimologiche: l’indoeuropea plow (fluire) e la latina pluere (piovere). A questo punto sarebbe interessante affrontare il dilemma sul genere (il Piave o la Piave?), ma per ragioni di brevità rimandiamo ad altra sede questa stimolante controversia.
Ritornando a Mareno è necessario soffermarsi sulla sua posizione topografica coincidente con il tracciato della Via Ungaresca (o “Postojma” o “Postioma”) che già in epoca preromana collegava La Marca con il nordest. Le frazioni marenesi di Bocca di Strada, toponimo già di per sé esplicito, e Ramera erano percorse da chi proveniva o puntava verso il guado di Lovadina (nome che forse ha a che fare con i lupi), storico snodo per l’Opitergino e le terre trentine non di rado teatro di scorribande di predoni.
Punteggiato da edifici sacri, il territorio marenese vanta un rilevante passato religioso nel quale congregazioni come quella dei benedettini alternavano la preghiera, ai lavori di bonifica e all’assistenza ai pellegrini nell’Hospitale fondato attorno al Mille e annesso al convento.
La frazione di Soffratta (dal latino fracta – siepe, bosco), antica sede di una comunità di monache agostiniane, è l’ultima tappa della giornata dedicata a Mareno di Piave.
Il brindisi al territorio e ai suoi abitanti è divenuto oramai una consuetudine: questa volta optiamo per un Incrocio Manzoni bianco, felice risultato delle sperimentazioni del professor Luigi Manzoni, già preside della Scuola Enologica nella vicina Conegliano. A sedurci sono le note aromatiche e floreali del Riesling renano, sentori delle lontane terre sassoni i cui abitanti, attraverso le antiche vie, hanno lasciato tracce profonde nella storia di Mareno e della Marca.
(Fonte: Marcello Marzani © Qdpnews.it)
(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
#Qdpnews.it