Kira, Selvaggia, Red e Spirit sono i “ragazzi” di Ivano Bettiol, il falconiere di Giavera del Montello. Un falconiere propriamente detto, cioè colui che va a caccia con rapaci addestrati.
Un’attività antichissima, che si perde nella notte dei tempi, di cui si hanno testimonianze che provengono dalla civiltà mesopotamica, dai Sumeri agli Assiri, intorno al VIII secolo avanti Cristo. Una pratica che si diffuse in Europa grazie ai Barbari e che entrò nelle Corti con Carlo Magno.
Da anni Ivano Bettiol coltiva questa sua passione, da quando, ci racconta, una sera andando a funghi per il Montello ha incontrato un gufo, vedendoli volare via in modo maestoso, muovendosi nel buio con eleganza tra il fitto del bosco.
Oggi Ivano possiede già una discreta varietà di rapaci, a partire naturalmente dal gufo reale, un esemplare femmina di 8 anni dal nome Kira. Una regina della notte che quando ti guarda con quegli occhioni esprima tanta tenerezza: “E’ dolcissima – ci conferma Ivano – e affettuosa, non è però addestrata per la caccia. Normalmente i gufi vengono addestrati per la caccia alla lepre”.
Addestrati per la caccia sono invece Selvaggia, Red e Spirit. Selvaggia è un falco ibrido “Pellegrino per Sacro”, un incrocio cioè tra un falco pellegrino (diffuso in Veneto) e un pellegrino sacro (molto diffuso al Sud, specialmente in Sicilia). E’ un po’ l’ammiraglia della flotta, per la sua abilità di caccia e per la velocità che raggiunge nelle sue picchiate, oltre 200 chilometri l’ora.
“E’ abbastanza veloce, sta imparando – dice Ivano Bettiol -, Avevo un pellegrino che è morto pochi giorni fa per un tumore, il pellegrino arriva a velocità che superano i 350 chilometri l’ora. Sono impressionanti, per alcuni istanti non li vedi neanche più e un attimo dopo sono a terra sulla preda”.
Poi c’è Red, la magnifica Poiana dalla coda rossa, un rapace proveniente dagli Stati Uniti con un’apertura alare di circa 170 centimetri.
In questo periodo i rapaci sono in muta, il piumaggio non ha i colori brillanti che invece si riscontrano a partire dai mesi autunnali, quando inizia la stagione di caccia. Vengono nutriti con piccoli animali come topi o quaglie surgelati e forniti da ditte specializzate nell’alimentazione dei rapaci.
Ivano ce li mostra appollaiati sul guanto da falconeria, il suo braccio mostra i segni lasciati dagli artigli delle sue bestiole: “Sì, succede che mi ritrovi qualche unghiata – ammette Ivano -, a volte si spaventano per la presenza di estranei. Occorre fare sempre molta attenzione, il gufo reale, ad esempio, può arrivare a lacerare la carne anche molto in profondità”.
E, infatti, Ivano non si azzarda a tenere sul guanto Spirit, uno splendido esemplare di Falco (o poiana) di Harrys, diffuso negli Usa del Sud e anche nel Sudamerica. Spirit oggi è piuttosto nervoso (lo trasmette anche con il suo tipico verso) ed è molto meglio lasciarlo tranquillo sul suo trespolo.
Ivano Bettiol ha anche un esemplare molto particolare, un Kookaburra. Si tratta di un uccello nativo dell’Australia e della Nuova Guinea, dal becco piuttosto originale e il piumaggio azzurro sulle propaggini delle ali. Ha un verso simile alla risata umana ed è l’equivalente dell’occidentale Martin Pescatore.
(Fonte: Flavio Giuliano© Qdpnews.it)
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