Follina, con i suoi 3.500 abitanti, ci accoglie ai piedi delle Prealpi, in corrispondenza del varco che il fiume Soligo attraversa prima di addentrarsi nel Quartier del Piave.
Andrea Zanzotto scrive che qui “si manifesta e scorre acqua cruda di primavera”. E sono proprio le acque cristalline dei rivi e delle risorgive a segnare la storia di Follina e del suo nome geografico. Attestato nel Medioevo come “ecclesia S. Maria de Fullina”, “S. Maria della Fulina in Sanavalle” e nel 1212 con l’attuale denominazione, il toponimo trae le proprie origini dalla follatura, un processo finalizzato a conferire ai tessuti leggerezza, compattezza, e impermeabilità. La gualchiera o follone (in latino fullo, in veneto folo) è il maglio azionato ad acqua che percuote la lana per addomesticarne le fibre e provocare l’infeltrimento desiderato. Prima dell’avvento dell’industria medievale, gli antichi romani eseguivano la follatura calpestando il tessuto (saltus fullonicus) posto a macerare nelle vasche delle fullonicae. E sempre a proposito di follatura Follonica, in provincia di Grosseto, condivide con Follina le medesime radici toponomastiche.
L’arte tessile prospera nel follinese grazie ai monaci che, sin dal XII secolo, si stabiliscono in paese giunti dal lodigiano. I cistercensi, subentrati ai benedettini, fondano l’abbazia nella quale confluiscono le acque destinate a irrigare i campi, dissetare la popolazione, dare impulso alle ruote dei mulini e ai folloni. Questi ultimi compaiono anche nello stemma municipale, insieme alla banda azzurra che simboleggia il fiume e alla torre civica “provvista di orologio veneto”. L’industria tessile follinese ha un’impennata nel Seicento grazie agli investimenti del bresciano Francesco Fadda, seguito da altri imprenditori del settore laniero e conclude la propria florida stagione alla fine dell’Ottocento.
Se le acque sono la vera ricchezza del borgo (l’assonanza con Furrina, ninfa delle acque, meriterebbe un approfondimento) Follina deve la propria fortuna anche alle vie di comunicazione che l’attraversano, in primis la Claudia Augusta Altinate, storica arteria romana che collegava Altino, vicino Venezia, con Augusta (oggi Augsburg) in Germania.
Per cogliere appieno il fascino di questi luoghi e della loro storia, zaino in spalla, dalla frazione di Valmareno imbocchiamo allora uno dei sentieri che conducono al passo di Praderadego, porta d’accesso per il Bellunese. La quiete del luogo e la bellezza dei panorami ci ripagherà ampiamente della fatica; se non ce la sentiamo di proseguire il cammino alla ricerca di prelibati formaggi di malga restiamo a oziare sui prati e magari approfittiamone per regolare qualche conto in sospeso, Sì, perché Praderadego pare derivi da prà de radego (prato del litigio): ma questa è un’altra storia …
(Autore: Marcello Marzani).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
#Qdpnews.it