Mario Tasca, disegnatore tessile, cammina nelle sale vuote del Lanificio Paoletti, a Follina, tra macchinari che dietro un apparente letargo nascondono ancora grande efficacia e precisione. Lavora più volentieri al sabato e alla domenica, quando l’ufficio e le sale sono deserte e lui può concentrarsi sulle sue creazioni. “Come è cambiato il mio mestiere” pensa, mentre condivide con noi i tempi in cui lavorava a Biella, prima dell’era digitale, quando il disegnatore era considerato la figura centrale dell’azienda.
Ancora oggi, tredici anni dopo l’età pensionabile, Tasca lavora al Paoletti assieme ad altri giovani professionisti: il suo mestiere sta nella ricerca e nella creazione di tessuti particolari, rivolti a soddisfare le richieste di Chanel e di altre firme come Armani, Dolce e Gabbana e Gucci.
Il curriculum di Tasca comprende passaggi in diversi storici lanifici piemontesi e da giovanissimo, finiti gli anni di gavetta, si trova a collaborare con Fausto Carnieri, che lavorava con stilisti come Valentino, Armani, Versace, Moschino, Yves Saint Laurent, Christian Dior.
“Lavorare gomito a gomito con lui è stata un’indimenticabile e formidabile gavetta – spiega Tasca – che mi ha permesso di imparare tecnica gusto e creatività che mi stimolano ancora oggi, e ancor più oggi dopo 50 anni di questo bellissimo lavoro ad avere voglia di creare tessuti particolari, a ricercare nuove combinazioni di filati intrecci e disegni, e ad avere un instancabile flusso di nuove idee”.
Mostrandoci il suo spesso portfolio di tessuti e intrecci, alcuni dei quali indossati da modelle e modelli in occasione delle sfilate più prestigiose, come quelle al Grand Palais di Parigi, Mario Tasca ci parla delle richieste che l’hanno messo più duramente alla prova, mostrandoci anche i passaggi dell’evoluzione del tessuto, risolte poi grazie a un escamotage da lui escogitato.
“Una volta ci chiesero di creare un tessuto ispirandoci ai mosaici di Ravenna – racconta – In quell’occasione disegnai prevalentemente diversi formati di quadri e quadretti, “mosaici” appunto, nei colori rosso, verde, blu e giallo, tutti mescolati all’oro. Poi la sfilata si chiamò Bisanzio e non più Ravenna, riferimento più noto a livello internazionale, e il nostro tessuto sfilò in due modelli”.
La collaborazione con il Lanificio Paoletti risale al ’79, per poi smettere e riprendere nel ‘94 e una terza volta nel 2003, fino a quella che Tasca definisce la “prima” pensione, nel 2008. Tra queste esperienze specifiche nel settore dei lanifici, ci sono delle parentesi di altri mestieri nella vita del disegnatore. “Al giorno d’oggi io di giovani non ne vedo tanti – conclude, – a chi vuole fare questo mestiere consiglio di entrare in un lanificio e rubare il mestiere a chi ha esperienza, perché non siamo più tanti. I tempi sono cambiati”.
(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it)
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