Si dice spesso che il territorio locale nasconda veri e propri gioielli in fatto di storia e patrimonio del passato: è il caso, ad esempio, di Follina dove, imboccando via Pallade, la strada che guarda alla centralissima piazza IV Novembre, si giunge al cospetto di palazzo Bernardi Tarzoni.
L’edificio storico, inizialmente concepito come foresteria dell’Abbazia, su cui si affaccia, venne costruito nel 14esimo secolo, per poi essere arricchito nel 16esimo da una serie di loggette e portici nel cortile interno.
Lì nacque nel 1813 e morì nel 1897 Jacopo Bernardi, figura religiosa eclettica, patriota e cappellano militare durante gli anni dell’insurrezione veneziana contro il governo austriaco, nonché apprezzato studioso e cappellano alla corte dei Savoia.
A ricordare il passaggio di questa figura è una targa che spicca sulla facciata esterna di palazzo Bernardi Tarzoni, dedicatagli dal Comune di Follina nel 1898, giusto un anno dopo la morte dell’ecclesiastico, ricordato come “scrittore educatore filantropo insigne”.
La sua famiglia aveva origini fiorentine da parte di padre, quest’ultimo medico e commerciante, mentre la madre proveniva dal patriziato veneziano.
Ordinato sacerdote a Ceneda, luogo dove frequentò il seminario, Jacopo Bernardi si laureò in Filosofia all’Università di Padova, per poi dedicarsi all’insegnamento nello stesso seminario in cui si era formato.
Appassionato studioso e scrittore prolifico di versi, opere di storia, traduzioni, fu autore di volumi di pregio come le “Lettere sull’Istria” o il “Saggio di studii sulla podestà patria e sull’educazione” del 1850.
Figura apprezzata e intellettualmente curiosa, Jacopo Bernardi partecipò al Congresso degli scienziati del 1842 a Padova, fu docente di lettere del liceo e di storia ecclesiastica al seminario, oltre che presidente della Lega italiana per gli studi sull’infanzia, lavorando per riviste di carattere pedagogico e di cultura. Addirittura venne presentato a papa Gregorio XVI, in occasione di un viaggio a Roma con l’allora vescovo di Ceneda nel 1840.
Una figura dinamica ed eclettica quella di Bernardi, che seppe stringere amicizie con figure di rilievo come i patrioti Daniele Manin e Niccolò Tommaseo, o tessere dei contatti con membri della famiglia Savoia, come Amedeo I di Spagna, figlio del primo re d’Italia Vittorio Emanuele II, futuro monarca di Spagna dal 1871 al 1873 e primo duca d’Aosta.
Ricevette diverse onorificenze come il cavalierato dell’Ordine civile di Savoia, i titoli di commendatore dei Santi Maurizio e Lazzaro e di Grand’ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia.
Ma la fase più prolifica della sua vita, dal punto di vista culturale e degli incarichi, iniziò verso la fine degli anni quaranta dell’Ottocento: allo scoppio dell’insurrezione a Venezia nel 1848, si schierò contro gli austriaci, benedicendo il tricolore nel corso di una predicazione nel duomo di Montagnana, nel padovano.
A fronte di ciò, una volta caduta la Repubblica di Venezia, mentre si trovava a San Lorenzo, a Firenze, per una predicazione durante il periodo della Quaresima nel 1851, la polizia austriaca perquisì la sua casa follinese, cercando di indagare su quali fossero le sue frequentazioni e sequestrando diversi volumi e corrispondenze.
Bernardi decise di rimanere, suo malgrado, lontano da casa, viaggiando tra Genova e Torino, città in cui visse l’esperienza di cappellano alla corte dei Savoia e dove gli venne offerto un seggio in Senato, da lui stesso rifiutato.
Visse anche a Pinerolo, sempre nel torinese, dove divenne segretario del vescovo Lorenzo Renaldi e poi vicario, prima generale e poi capitolare, della diocesi. Lì fondò anche una casa di riposo, ancora esistente e a lui intitolata.
Nel 1877 fece ritorno a Venezia, dove si appassionò alla storia della città e seguì gli istituti di beneficenza, divenendo presidente della Congregazione della carità, prima di tornare definitivamente nella sua Follina.
La figura di Jacopo Bernardi è il segno di quanto il territorio locale sia stato protagonista anche del panorama nazionale, con figure intellettuali capaci di rendere omaggio alla propria zona di origine. E proprio le parole racchiuse nell’insegna di palazzo Bernardi Tarzoni sono in grado di riassumere quanto Bernardi seppe vivere la Storia del suo tempo: “Quando più ferveva il dissidio delle due potestà, mostrò come s’uniscano in anima pura virtù di sacerdote e ardente amore di patria”.
(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it).
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