L’itinerario in piena fioritura a Farra di Soligo: dal “Gor della Cuna” alle pendici della viticoltura eroica

Si trova al bivio per raggiungere Credazzo, sulla strada provinciale che porta a Col San Martino, e si chiama “Gor della Cuna”: è un sentiero caratterizzato da due varianti, una più breve, che dura un’ora e mezza a passo spedito, e un’altra più lunga che arriva ad aggirare la collina, affrontando un saliscendi tra macchie di bosco e colline vitate.

Oltre al transito da un paesaggio a un altro, dalla valle chiusa e umida alla collina aperta e panoramica, che nella sezione di tragitto breve avviene ben tre volte, quest’itinerario racconta e rappresenta la storia della morfologia delle colline di Farra di Soligo.

Un buon posto dove lasciare l’auto e incamminarsi verso il sentiero è l’incrocio tra via San Nicolò e via Faverei: percorrendo quest’ultima si attraversa un vitigno, un piccolo stagno e si penetra nella boscaglia.

Il tratto non ha subito, almeno negli ultimi anni, grandi opere di manutenzione: questo lo rende in alcuni punti un po’ meno agibile, ma per non accorgersene basta dotarsi di un paio di scarpe che non siano a suola liscia.

Inizialmente, il tratto accompagna il ruscello in una selva in piena fioritura: all’ombra, il professor Gianni Marciano, esperto conoscitore di sentieri e appassionato di botanica, si sofferma su alcuni fiori che hanno caratteristiche simili, ma che in realtà sono nettamente differenti: le campanelle, nome specifico leucojum vernum, per esempio, che si distinguono dai bucaneve (galanthus nivalis) per via delle estremità colorate di puntini verdi.

Nel bouquet naturale troviamo anche l’epatica nobilis, che ha preso questo nome proprio per via del colore della parte inferiore, che ricorda quello con cui identifichiamo il fegato.

Racconta anche di una particolare specie felce non autoctona, la felce falcata di Fortune (cyrtonium fortunei), che si sarebbe diffusa nel nostro territorio a partire dal giardino botanico di Padova.

Proseguendo lungo il ruscello si arriva alla gola che dà il nome all’itinerario, è un bel posto dove fermarsi per qualche istante a fare una fotografia: lo scroscio dell’acqua echeggia lungo le pareti umide della roccia, che è una cavità naturale, scavata nei secoli dal ruscello.

A quel punto si prosegue sulla destra, “scalando” un pendio a zig zag, dall’ombra della boscaglia fino alla luce (quando c’è) del sole: in cima la dorsale ospita dei vitigni, basta percorrere il sentiero che li costeggia per arrivare sopra e dietro la gola e continuare verso l’interno.

Dopo aver guadato il torrente un paio di volte, si raggiunge una pista battuta che, lungo una scarpata tutta in fiore, ci porta a sbucare su una strada percorribile anche in auto.

Ci troviamo sulla collina di San Giorgio, dove è garantita una bella veduta sulle Torri di Crevazzo e dalla parte opposta sulle Vedette. In questa località gli abitanti si contano sulle dita della mano: ogni giorno dai loro cortili possono godere del panorama che ci contraddistingue nelle pagine delle riviste di viaggi.

In cima al promontorio c’è un altro luogo particolare: per completare l’itinerario è consigliato passare per il parco, un luogo che viene considerato romantico dalle coppie più giovani, dove sono state scolpite le sagome degli animali che compongono la fauna locale, dalla volpe allo scoiattolo.

Il tracciato che porta a destinazione, che chiude l’anello, si trova dalla parte opposta della collina: qui il sentiero viene contrassegnato come “pericoloso” ma essendo la discesa provvista di un corrimano di corda basta tenersi con una mano per assicurarsi di non scivolare.

In questi luoghi ci sono anche degli edifici che hanno molti anni di storia da raccontare. La Caragiani-Badoer, per esempio, è una villa privata risalente al 1737, che ha chiari riferimenti palladiani e che riporta ancora l’antico sigillo araldico della famiglia: un accenno d’architettura storica in un paesaggio come dipinto, figlio della fatica quotidiana di una comunità e della biodiversità di un paesaggio unico.

(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it).
(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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