Si chiama Giovanni Carraro e nell’Alta Marca Trevigiana non ha certo bisogno di presentazioni: giornalista pubblicista, autore di libri e saggi, escursionista e soprattutto grande conoscitore di itinerari e sentieri non soltanto nelle Prealpi ma anche a quote più elevate, è oggi firma di un’ampia costellazione di storie, alcune delle quali prendono come contesti e protagonisti i luoghi più iconici delle zone che l’anno scorso sono diventati Patrimonio Unesco.
I suoi editoriali, espressi in forma multimediale, quindi dall’approccio documentaristico sulla sua pagina “Prealpi Flash” alle rubriche sui quotidiani, hanno permesso a molti bellunesi e trevigiani di scoprire con un linguaggio semplice ed efficace notevoli curiosità sulle località che li circondano, dalla roccia delle montagne alle pareti di una chiesetta antica, dettagli che spesso nascondono nella propria materia storie intrise di vita e d’emozione.
Per Giovanni, nella primavera “impossibile” di quest’anno, il 12 marzo 2020, primo giorno di lockdown, rappresenta il punto di partenza per una maratona narrativa che l’autore afferma di paragonare alla “stecca della naja”, ovvero il conto alla rovescia che veniva inciso su un’asse di legno durante il servizio militare: un episodio diverso ogni giorno, una storia di paese, che viene pubblicata online ad allietare le menti sotto stress in questo periodo difficile.
“Tutti ci siamo inventati qualcosa per ingannare il tempo – afferma Giovanni durante l’intervista sul San Gallo, a Farra di Soligo – io l’ho fatto a modo mio, rispolverando qualche racconto tratto dai miei ricordi a passeggio tra le montagne”.
La montagna e la collina, ma più in generale il territorio veneto, rappresentano per il documentarista soggetti da esplorare attraverso un punto di vista che dev’essere circolare, ovvero che non si limita a descrivere ciò che le vicende rappresentano ma si focalizza in quei dettagli e in quelle spaccature che lo rendono unico: un movimento panoramico dall’alto dell’io narrativo, uno sguardo che potrebbe essere associato alla manovra di “circumnavigazione” che Giovanni effettua con maestria volando con il suo drone attorno a San Gallo.
“Pensavo che la quarantena fosse più breve – ammette Giovanni, arrivato al giorno 53 senza mai mancare un appuntamento con i suoi lettori – Arrivato al giorno di Pasqua, ho pensato di raccogliere questi racconti e comporre un buon libro”. Oltre a essere un passatempo innovativo nel suo formato seriale di lettura, “La stecca prealpina” garantirà a coloro che ne leggeranno degli estratti di sorprendersi nel sapere, per esempio, che in luoghi come il colle di San Gallo, frequentati e conosciuti da tutti gli abitanti del Quartier del Piave, esistono decine di aneddoti interessanti.
(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it).
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