Affascinati dalla storia e dalla natura del Montello, torniamo a esplorare le pendici di questo singolare rilievo a cui il Piave, nella notte dei tempi, ha impedito di sollevarsi e divenire una vera montagna. Sostiamo a Crocetta del Montello, poco più di seimila abitanti, ubicata sull’asse che idealmente unisce Cornuda a Sernaglia della Battaglia.
Il toponimo Crocetta, in veneto croséta, è il diminutivo di croce non nell’accezione di simbolo religioso, ma di crocevia stradale. Uno snodo viario che ha decretato lo sviluppo e il progresso del borgo.
La storia di Crocetta del Montello è indissolubilmente legata al coraggio imprenditoriale, alla vocazione di un territorio ricco di acque e alla dinamica tenacia di un ex garibaldino.
Nel 1882, nel territorio, sorge il Canapificio Veneto che nel volgere di pochi anni raggiungerà i duemila operai, impegnati nella fabbricazione di cordami commissionati anche dalla Regia Marina.
L’esponenziale crescita demografica pone le frazioni di Nogaré e Ciano in contrasto con il municipio di Cornuda, ritenuto troppo lontano dal nuovo epicentro manifatturiero. Lodovico Boschieri (1841 – 1909), avvocato ed ex garibaldino, è l’artefice di una vicenda con risvolti bizzarri che, nel 1902, culmina con il definitivo il distacco delle due frazioni da Cornuda. Per la sede civica viene scelto un luogo ove si intersecano alcune vie e per tale ragione noto con l’appellativo “alla crocetta”. Lodovico Boschieri, trionfante, è il primo sindaco del neonato municipio di Crocetta Trevigiana, dal 1928 ridenominata Crocetta del Montello.
Il paese offre innumerevoli opportunità di visita che spaziano dall’archeologia industriale a quella classica. Il museo civico conserva ad esempio i resti di un mammut e di un orso delle caverne vissuti in Veneto migliaia di anni fa.
Prima di congedarci da Crocetta saliamo all’Osservatorio del Re, fortificazione dalla quale, nel 1918, Vittorio Emanuele III osservò i movimenti delle truppe sul fronte del Piave.
Indugiando con lo sguardo sulla piana circostante tentiamo di cogliere le suggestioni che hanno ispirato il pittore Gino Rossi (1884 – 1947), veneziano di nascita e crocettese d’adozione.
Artista tanto promettente quanto sfortunato, dopo un’esaltante stagione parigina si ritira a Crocetta prima di finire i suoi giorni nel manicomio di S. Artemio a Treviso. Di lui restano opere nelle quali, gli azzurri crepuscolari, suscitano commozione per la grandezza dell’arte e la fragilità umana.
(Autore: Marcello Marzani).
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