Al confine tra Cornuda e Crocetta del Montello, incuneato tra le colline del prosecco e il montello, esiste un posto in cui le lancette dell’orologio vanno più lentamente, dove sopravvive una tradizione millenaria, elegante e complessa, la Tipoteca di Cornuda.
In questo museo di tremila metri quadrati sopravvivono xilografia, litografia, calcografia, incisione della musica e ancora torchiatura tipografica. Una parentesi di arti figurative e letterarie che sembra essere sul punto di chiudersi, allontanandosi dalla quotidianità smart e virtuale che ci caratterizza oggi.
Per quanto inizialmente ci paia un mondo superato, ci rendiamo conto che siamo ancora strettamente legati all’arte della tipografia: tutto tra insegne, loghi, libri, poster, ha a che fare con il mondo della stampa e del carattere.
Il museo racconta la storia del mestiere del tipografo a partire dalla scoperta dei materiali, passando per la stampa a caratteri mobili, Gutemberg e le sperimentazioni tecniche del 900 grazie a installazioni temporanee o permanenti di collezioni inedite che restituiscono la vita a quegli intrecci di artisti, stampatori e scrittori che hanno fatto la storia della rivoluzione culturale europea.
Era nella stamperia che i progetti si ultimavano in forma definitiva: senza l’evoluzione delle tecniche tipografiche non sarebbe stato possibile diffondere il patrimonio letterario di cui disponiamo oggi.
Inchiostro e piombo: un connubio incerto, ma solidissimo DNA del tipografo, che passava dal maneggiare il duro carattere di metallo alla delicata rilegatura della carta da biblioteca.
Oggi gli archivi della Tipoteca di Cornuda custodiscono un tesoro invidiabile: i caratteri raccolti durante decenni di ricerca e ritirati da ogni angolo d’Italia. Nel complesso, l’archivio del piombo raccoglie oltre 1.600 caratteri, ordinati e inventariati, disposti in più di 600 cassetti metallici, provenienti da due storiche fonderie italiane: la Fonderia Tipografica Cooperativa di Peschiera Borromeo (Milano) e la Fonderia Giovanni Azzaro (Roma). L’archivio di caratteri di legno nei suoi 1.260 cassetti racchiude invece 1.828 serie di caratteri di legno, da 3 righe fino a 150.
La biblioteca, sì, perché la tipoteca di Cornuda ospita anche una biblioteca, raccoglie ben 5mila volumi: la dimostrazione tangibile delle esperienze e delle storie dei tipografi italiani. Si tratta di volumi restaurati, prevalentemente dei secoli 800 e 900, manuali tecnici, riviste storiche o stampe d’epoca, un patrimonio consultabile e preziosissimo, conoscuto da visitatori di tutto il mondo.
Protagonista di un passato glorioso, nel 2019 la tipografia offre la possibilità di cimentarsi nella produzione di un libro o un’immagine dando quel piacere visivo e tattile che solo la carta stampata riesce a regalare.
Abbiamo capito che entrare in Tipoteca oggi significa lasciarsi alle spalle ogni intelligenza artificiale e sporcarsi le mani grazie a laboratori di scrittura, tipografia, calligrafia, incisione o legatoria.
Un’esperienza che conferma le parole di chi ha saputo cogliere l’essenza del lavoro del tipografo: “Il rapporto col lavoro manuale è bellissimo. Si è in relazione corporale con un blocco solido di lettere di metallo, con il peso del vassoio, con la giustezza degli spazi, con i ritmi e la tempra della macchina. Alla fine della giornata si può vedere il proprio lavoro, soppesarlo. È fatto. Esiste.” (Anais Nin, 1942).
(Fonte: Alice Zaccaron © Qdpnews.it).
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