Patch Adams a Conegliano: “Io sono un clown che è anche un medico e non il contrario”

Siamo abituati a ripensare allo sguardo gioioso dell’attore Robin Williams nel film del 1998 quando viene fatto il nome di Patch Adams, il celebre medico nato a Washington nel 1945 che seppe introdurre la clownterapia tra le corsie ospedaliere.

Ma la sera di sabato 24 novembre, Patch Adams (nella foto),  quello vero, ha calcato il palco del Teatro Accademia di Conegliano per raccontare in prima persona la sua storia: una vicenda che vede il medico americano anteporre il benessere dell’altro al di sopra di ogni altra cosa, riconoscendo nella positività il più potente farmaco da somministrare in corsia.

Inizialmente, i suoi metodi non vennero apprezzati o accolti con un’adeguata considerazione dall’ambiente accademico e medico tradizionale, ma questo non riuscì a scoraggiare l’intraprendente Adams. “Sono sempre stato contro le ingiustizie fin dai tempi della scuola – ha spiegato Adams – e ho sempre creduto nell’importanza dell’autostima, perché quando ami te stesso non devi chiederti se riuscirai a fare la cosa, ma semplicemente decidere di farla”.

Non una sempre conferenza quella tenuta da Adams, ma una storia di vita narrata in maniera dinamica, coinvolgendo il pubblico in esercizi di autoaiuto. Una storia che ha riportato alla luce i numerosi ricordi dei suoi 34 viaggi, in Paesi mal tollerati a livello governativo come l’Unione Sovietica e Cuba o nelle svariate scuole e facoltà di medicina di oltre 82 Nazioni.

Lo stesso Adams non ha nascosto le difficoltà che hanno attraversato la sua vita, una tra tutte quella legata all’apertura di un ospedale, il sogno che sta ancora rincorrendo. Ma il medico ha raccontato anche il dolore di alcuni dei pazienti che con i suoi gruppi di volontari ha incontrato nel mondo e ha letto una delle 300 mila lettere fino ad ora ricevute.

“Ho deciso quello che volevo fare perché in America il 70 percento delle bancherotte è dovuto alla parcella medica – ha puntualizzato Adams – Quindi ho pensato anche al tipo di medico che volevo essere: felice, divertente, amorevole, collaborativo e premuroso. E nel corso della mia carriera ho visto come solo il 3 percento delle persone dichiarava di volersi bene”.

“Io sono un clown che è anche un medico e non il contrario – ha chiarito Patch Adams – I make me  (io mi plasmo) e sulla base di questo penso all’intenzione, e l’intenzione non è un hobby, rifletto sulla performance per raggiungerla e alle sue conseguenze. Inoltre bisogna rendere divertente ciò che si fa”.

Una personalità molto forte quella del medico statunitense, che si è espresso anche sul film a lui dedicato: “Devo essere onesto? Mi sono chiesto perché facessero questo film. Ho accettato che la mia storia venisse raccontata solo perché gli Universal Studios mi avevano promesso una donazione per fondare un ospedale. Il film ha avuto successo con incassi milionari e io non ho avuto un solo centesimo per il mio ospedale”.

“Un film che si è focalizzato solo sull’aspetto umoristico della vicenda – ha proseguito il medico – ma non ha minimamente preso in considerazione o nominato concetti come uguaglianza e pace, i miei valori. L’unica cosa buona è che tanti medici e numerosi pazienti mi hanno scritto, confessando di aver ricevuto nuova forza ed energia dal film per andare avanti”.

Una personalità molto forte, coinvolgente e con le idee ben chiare quella di Adams. “Un ospite graditissimo – come lo ha definito il sindaco di Conegliano Fabio Chies – che al suo arrivo ha visitato anche l’ospedale di Conegliano e consente al territorio di dare un messaggio aperto alla dimensione internazionale e del sociale”.

“Un ospite di fama planetaria – ha ribadito Moreno Basso, responsabile manageriale di Banca Mediolanum – che non è facile avere nel territorio locale”.

(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it ® riproduzione riservata).
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