Se vi trovate a passeggiare a Conegliano, la città che ha dato i natali al grande artista Gianbattista Cima, cercate di trovare il tempo per imboccare via XX settembre che anticamente era chiamata Contrada Granda, ovvero la strada principale della località e suo cuore pulsante dove oggi, come allora, si svolge il mercato settimanale.
Lungo questa via si può ammirare una successione ininterrotta di sontuosi palazzi che raccontano la millenaria storia di questa città: tra di essi sorge il Duomo, di cui però la facciata è insolitamente nascosta alla vista, poiché su di essa è addossato un portico, fin dal medioevo, luogo di aggregazione e di accoglienza dei pellegrini. Sopra il porticato, delle finestre in stile gotico si alternano ad affreschi cinquecenteschi, che concorrono a definire Conegliano come Urbs Picta.
Ma se ci si addentra in un passaggio a lato del duomo, si trova una ripida scalinata, che porta alla Sala dei Battuti, introdotta dallo stemma con il gatto a nove code, simbolo della Confraternita stessa. Questa congregazione laica, nata con scopi di carità e mutua assistenza, prende il suo nome dalla primitiva usanza dei suoi membri di autoflagellarsi come rito penitenziale (pratica in seguito abbandonata); devoti soprattutto alla Madonna, e impegnati nella beneficenza e in opere caritatevoli come la fondazione di ospizi e ospedali.
La Sala fungeva da loro sede di ritrovo e assemblea consiliare, come testimoniato anche da alcuni degli affreschi ancor oggi conservati. L’ampio ambiente, il cui soffitto ligneo ha una particolare forma a chiglia di nave rovesciata, si presenta come un vero proprio gioiello di arte rinascimentale, grazie alla presenza di un ciclo affrescato, con le storie della vita di Gesù Cristo ad opera di Francesco da Milano, raffinato artista molto presente nel nostroterritorio. Le fonti iconografiche a cui si ispira il pittore sono quasi esclusivamente quelle tratte dalla Piccola e dalla Grande Passione, edite a Norimberga nel 1511 consistenti in xilografie realizzate da Albrecht Durer.
Si tratta di immagini nate per un’opera a scopo devozionale, e quindi volte a sottolineare in modo particolare l’aspetto tragico e umano degli episodi cristologici. Una parte del ciclo di Francesco da Milano non è più esistente, in quanto la parete di fondo fu abbattuta in un secondo momento per ampliare la sala e la decorazione venne affidata ad altri pittori, tra cui l’artista di origine fiamminga Ludovico Toeput, detto il Pozzoserrato, che riportò episodi biblici ed evangelici, dando alle figure affrescate un carattere monumentale di gusto manierista. Si può riconoscere, tra i vari episodi, la raffigurazione della Madonna che soccorre i
Battuti su una nave in balia delle onde, esplicito emblema della missione e della devozione alla Vergine da parte della confraternita. Una menzione meritano i cinque preziosi arazzi cinquecenteschi di manifattura fiamminga, rappresentanti storie di Davide e Betsabea che adornano le pareti della attigua Sala del Capitolo.
In tempi recenti gli arazzi sono stati riportati all’antico splendore grazie ad una minuziosa opera di restauro.
Sicuramente, lasciando questo luogo rimarranno nell’occhio e nel cuore sensazioni straordinarie di bellezza e di forte spiritualità.
(Autore: Paola Brunello – Cinzia Tardivel).
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