Fermarsi. Limitare l’uso dei mezzi digitali per ritrovare il piacere dell’incontrarsi e parlare. Condividere un momento o un progetto, prestare attenzione ai propri bisogni. Darsi tempo. Liberarsi, perdonarsi. All’alba di questo nuovo anno, un articolo che dedico a un’altra donna intraprendente. Il tema è “mondo interiore”, “guarigione”. Valentina Pol (classe 1982) ha all’attivo importanti collaborazioni con enti, comunità e scuole del territorio della provincia di Treviso. Mi accoglie nella stanza che dedica alla ricerca e all’elaborazione dei progetti: uno sterminato numero di colori e materiali disposti per tipologia, sugli scaffali; la biblioteca specifica di testi sui quali ha costruito la propria formazione. Cominciamo.
Valentina, il tuo iter di studi ad un certo punto si è rivolto al mondo dell’espressione artistica: ti sei diplomata al liceo scientifico di Conegliano e hai proseguito studiando Cinema al DAMS di Gorizia (Università degli studi di Udine). Quando è arrivato il punto di svolta?
Dopo la laurea, nel 2018, ho deciso di intraprendere la Scuola triennale di Arteterapia della Pro Civitate Christiana, ad Assisi.
Di che scuola si tratta? Hai compiuto un ciclo di studi molto impegnativo, con ore di formazione e un tirocinio obbligatorio.
Sì, è stata un’esperienza incredibilmente arricchente. Questa scuola – e nello specifico questo corso – ha lo scopo di fornire le competenze per condurre attività in cui stimolare nell’individuo una crescita personale attraverso laboratori espressivi (non da ultimo, offre una preparazione anche a chi opera nell’area del cosiddetto “disagio”). I corsi hanno come destinatari insegnanti, educatori ma anche artisti, studenti o specializzandi. Ho scelto questo percorso con l’obiettivo di unire il mio desiderio di aiutare le persone alla mia indole creativa. Trovo che questa professione mi rispecchi molto.
Qual è lo scopo dell’arteterapia?
L’arteterapia intende facilitare l’introspezione e il cambiamento per migliorare la propria vita, aiutare l’espressione di sé, rinforzare la propria creatività e anche migliorare le relazioni con gli altri, ha a che fare con il raggiungimento di un maggiore stato di benessere.
Come si svolgono, in pratica, le attività di arteterapia che organizzi?
Durante i laboratori, si creano delle immagini o degli elaborati a partire da uno stimolo esterno che viene fornito, di volta in volta, dall’arteterapeuta. I partecipanti hanno a disposizione materiali diversi con i quali lavorare, tra i quali scegliere quelli che preferiscono utilizzare in quel momento. Il dialogo con quelle immagini che provengono dall’inconscio crea un’apertura verso nuove possibilità. L’arteterapia ha il potere di mettere le persone in contatto con la parte più vera di sé, in maniera protetta, scoprendola solo quel tanto che ognuno di noi è disposto a tollerare in un preciso momento. È una disciplina che può essere utilizzata in moltissimi contesti e, se applicata correttamente, porta enormi benefici.
Puoi citare i benefici più importanti nella persona (di qualsiasi età) che sperimenta il lab?
Una maggiore consapevolezza di sé, aumento dell’autostima, crescita personale, sviluppo delle proprie potenzialità, comprensione degli altri, superamento di traumi, sono solo alcune delle cose che si possono ottenere lavorando con l’arteterapia. C’è una forte componente di sincronicità che si presenta nel lavorare con le immagini e nel dialogare con esse. La presenza del terapeuta, l’accoglienza e l’assenza di giudizio che vengono sperimentate permettono alle persone di contattare se stesse profondamente.
Quali ritieni siano le criticità presenti in questo tipo di attività?
Credo che la sfida più grande sia trovare la giusta modalità di interazione con l’utenza. La scelta dei materiali e la preparazione dei laboratori deve essere adeguata all’obiettivo che si vuole raggiungere, ma anche alle persone che abbiamo davanti in quel momento. Serve la capacità di empatizzare e di comprendere come condurre il laboratorio, modificando in itinere il lavoro quando necessario.
C’è una collaborazione che ha maggiormente lasciato il segno, nel tuo percorso professionale?
Sicuramente il tirocinio che ho svolto al “Piccolo Rifugio” di Vittorio Veneto mi ha arricchito molto. Mi ha dato una reale prospettiva di quanto questo lavoro possa fare del bene alle persone. Poi, l’aver sperimentato dei laboratori online durante la pandemia, che ha confermato come il processo terapeutico attraverso la creazione di immagini possa funzionare anche a distanza. Vorrei riuscire a collaborare con persone formate in altri ambiti delle artiterapie, come musicoterapeuti, danzaterapeuti o teatroterapeuti per unire le competenze e potenziare la possibilità di arrivare alle persone tramite il linguaggio a loro più adeguato. Ho potuto sperimentare sulla mia pelle che l’arteterapia unita a danza, musica o teatro, amplifica notevolmente il potenziale dell’esperienza.
Qual è il tuo suggerimento ai giovani, per imboccare la strada più adatta al loro futuro?
Mi piacerebbe esortare i giovani a coltivare le proprie passioni a qualunque costo. Trovate la cosa che vi fa brillare gli occhi, che vi fa perdere la concezione del tempo mentre la state facendo e trasformatela nella vostra professione. Metteteci anima e corpo. I risultati arriveranno! (pol.valentina.arteterapeuta@gmail.com).
(Fonte: Tullia Larese Roia © Qdpnews.it)
(Foto: per concessione di Valentina Pol)
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