Di antichissima fondazione, la pieve di San Tommaso di Collice (ora Colle) presso Serravalle fu citata per la prima volta nel 1093.
L’attuale edificio è stato progettato nel 1809 dall’architetto Sebastiano De Boni da Villabrunain stile neoclassico. Il portale d’ingresso con piccolo frontone introduce nell’ampia aula a un’unica navata con due cappelle votive.
Nella cappella laterale di S. Antonio da Padova trova ricetto la pala del patrono, realizzata dal pittore veneziano Vincenzo Guarana, probabile autore anche dell’affresco sul soffitto della navata, interessante per le soluzioni illusionistiche che rendono omaggio all’illustre tradizione tiepolesca.
Il battistero del 1590 mostra sul bordo lo stemma del vescovo di Ceneda Marcantonio Mocenigo e sul fusto quello del pievano Vincenzo Durighello.
Le pale seicentesche del Rosario e della Santissima Trinità, entrambe opere di Francesco Frigimelica, sono palesemente ispirate a Palma il Giovane, a conferma del legame artistico intercorso fra il Frigimelica e il più importante discepolo di Tiziano Vecellio.
Fu l’emerito abate Francesco Lucheschi di Colle, cameriere d’onore di papa Gregorio XVI, a commissionare nel 1836 al pittore muranese Sebastiano Santi l’affresco della Madonna fra i santi Luigi e Filomena, sacra conversazione di ascendenza tipicamente neoclassica in cui i protagonisti appaiono pervasi da sincera spiritualità, nobiltà e misura.
Sui pannelli di legno dei due banconi del coro Vittorio Celotti da San Fior ha inciso nel 1921 le dieci Scene della nascita di Gesù, mentre sui pennacchi campeggiano gli Evangelisti, dipinti otto anni dopo con vivacità cromatica da Vittorio Casagrande.
In sacrestia possiamo contemplare, oltre alle due grandi tele in stile nazareno del pittore locale Demetrio Nicolò Alpago, una suggestiva immagine di com’era la chiesa agli inizi del XX secolo, rappresentata da Antonio Pigatti sullo sfondo di una Processione del Corpus Domini.
Anche per la chiesa di San Martino di Colle, citata come parrocchia in un documento del 1518, l’attestazione più antica risale al 1093.
L’attuale chiesa, caratterizzata dall’elegante porticato rinascimentale in facciata (che fa eco alla loggia del Sansovino a Ceneda), è il risultato delle radicali trasformazioni di un edificio quattrocentesco, di cui rimangono alcuni affreschi di Francesco da Milano (1542), un’acquasantiera a muro (1556) e il battistero con lo stemma del parroco Hieronimus Gazzuolis (1540).
All’interno incontriamo opere di spessore come la Sacra Famiglia (1598) del pittore friulano Giuseppe Moretto,ricca di rimandi stilistici al Pordenone e all’Amalteo, e la pala di San Martino di Gasparo Fiorentini,impreziosita con lo stemma dei nobili Sarmede da Serravalle.
Le pareti laterali del coro sono guarnite di due tele novecentesche, simmetriche per la forma centinata, l’andamento mistilineo e l’impostazione piramidale delle figure: la Cena di Emmaus di Vittorio Casagrande (1946) e La Madonna fra i santi Caterina da Siena e Francesco d’Assisi di Giuseppe Modolo (1948), incentrata sulle immani rovine dell’ultima guerra.
Da sempre caro alla pietà dei fedeli, il piccolo oratorio di S. Maria della Misericordia (ora della Salute) a Mescolino appare per la prima volta in un documento del 1407. A partire dal 1551 la chiesetta appartiene alla giurisdizione della comunità di San Martino, che la ha restaurata nel 1710 grazie alla carità e pietà di don Antonio Bonaldi, il cui stemma è scolpito all’interno.
(Autore: Giuliano Ros).
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