Toponimi della Marca trevigiana, Cappella Maggiore: alla ricerca di un antico tempietto nascosto fra gli olivi

Cappella Maggiore, oltre 4.500 abitanti, è da sempre un naturale crocevia dal quale raggiungere la laguna di Venezia, il Cadore, l’altopiano del Cansiglio e le colline del Prosecco. Il Castelletto romano, fortificazione risalente al IV – V secolo, testimonia un passato nel quale trovarsi al centro della rete viaria significava cogliere importanti opportunità di sviluppo economico, ma anche subire concreti rischi di saccheggio e distruzione.

Lungo le antiche vie della Marca all’architettura militare fa da contraltare quella religiosa, con la duplice funzione di rassicurante punto di riferimento per il pellegrino e potente elemento di coesione per la comunità locale.

La “Cappella campestris” di epoca longobarda oggi inglobata nella Chiesa della Santissima Trinità (o della Mattarella), ha lasciato un segno indelebile nel toponimo del comune trevigiano.

La locuzione cappella, diminutivo di cappa, inizialmente identifica la sola basilica di Tours ove è custodito un lembo del mantello di San Martino; successivamente il termine viene esteso a un ampio novero di edifici religiosi alquanto diversi fra loro. Esistono cappelle negli ospedali, nelle carceri, nei palazzi gentilizi; la cappella può avere le dimensioni di un tabernacolo, di un’edicola o essere una porzione della cattedrale consacrata a un culto specifico o concepita per l’esecuzione di concerti di musica sacra. Nel caso della “Cappella campestris” trevigiana è verosimile che il tempietto avesse funzioni religiose ma allo stesso tempo fungesse da fulcro per una organizzazione sociale deputata alla mobilitazione militare e alla difesa del territorio.

La frazione più antica di Cappella Maggiore è Anzano, toponimo di incerta etimologia, forse proprietà di un certo Antius o Antianus, secondo altri proveniente dal greco anthos, fiore. La stessa canonica di Anzano nasce nel Medioevo come cappella e assurge al rango di parrocchia soltanto nel Cinquecento.

Cappella Maggiore è luogo ameno, riparato dalle pendici del Cansiglio, lambito dalle acque del Meschio, del Friga e del Carron. Grazie a un microclima favorevole nelle campagne cappellesi prospera l’olivo, protagonista del paesaggio e di un’economia rurale diversificata che vanta addirittura una varietà autoctona, la “Tonda di Villa”. Dopo esserci soffermati ad ammirare il ciclo di affreschi che decora la Mattarella e aver esplorato il Parco degli Olivi, concludiamo il nostro soggiorno con l’assaggio di un piatto della tradizione locale, la trota del Meschio alle verdure.

Un filo d’olio extravergine di Cappella Maggiore impreziosirà una pietanza nella quale ritrovare i profumi, i sapori e i cromatismi di uno straordinario angolo della gioiosa Marca Trevigiana.      

(Autore: Marcello Marzani).
(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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