Sono 633 le cartoline custodite nell’archivio di Asolo, che costituiscono una rara testimonianza iconografica delle sembianze del borgo all’inizio del secolo scorso.
A collezionarle è stato l’asolano Mariano Bavaresco, mancato di recente, che per seguire questa sua passione frequentava diversi mercatini dell’antiquariato in cerca di pezzi unici.
La sua collezione è stata acquistata nel 2018 dall’archivio storico di Asolo, dato che sono poche le immagini della Asolo del passato giunte ai giorni nostri.
Come spiega Orietta Dissegna, referente dell’Ufficio cultura, museo e archivio storico: “Il fondo fotografico asolano era costituito da due collezioni principali. La prima è quella di Herbert Young, formata da 323 fotografie, in vetrini e in pellicole ora sviluppate e digitalizzate. Sono fotografie di inizio Novecento che rappresentano gli abitanti di Asolo, ma anche animali e greggi e naturalmente scorci paesaggistici”.
Una selezione di queste foto, quella con immagini della città, è attualmente esposta in una mostra alla Torre Civica.
“Il secondo fondo iconografico è quello di Don Luigi Comacchio, a cui si deve anche “La storia di Asolo in 32 volumi”, ed è costituito proprio dalle immagini inserite in questi libri, circa 600. Altrimenti le uniche immagini precedenti alla fotografia erano mappe, litografie, disegni e stampe”.
È stata proprio la difficoltà a reperire immagini di Asolo nel passato a destare l’interesse del Museo e dell’Archivio storico ad acquistare la collezione di Mariano Bavaresco.
Questa collezione è particolarmente pregevole, per diversi motivi. Innanzitutto ogni cartolina ha viaggiato ed è quindi munita di francobollo, timbro postale, messaggi scritti a mano. Inoltre le cartoline sono risalenti nel tempo, per lo più al primo Novecento.
“Tra queste cartoline – continua Orietta – ce ne sono alcune che sono quasi le prime del loro genere. La prima cartolina risale alla metà dell’Ottocento e non aveva immagini. Le fotografie sono state inserite in un secondo momento, verso la fine dell’Ottocento, e una decina di cartoline del fondo Bavaresco risalgono proprio a questo periodo”.
Un altro elemento di pregio di questa collezione è la varietà di tipologie di cartoline che contiene. Ce ne sono alcune, che ormai hanno compiuto cento anni, in cui l’immagine è sfumata lungo i bordi, così da lasciare spazio alla scrittura.
Altre riguardano eventi storici immortalati dai fotografi e poi resi conoscibili grazie alla diffusione delle cartoline, ad esempio l’affissione della lapide commemorativa di Eleonora Duse in corrispondenza della sua abitazione. Ancora, ci sono cartoline tipografiche, che si sono diffuse nel dopoguerra, in cui ci sono più immagini in riquadri con la scritta già stampata “Saluti da Asolo” o simili.
Non mancano poi le cartoline come le conosciamo ai giorni nostri, con fotografie di paesaggi da un lato e lo spazio per messaggi e francobolli dall’altro. Tutte queste cartoline sono state digitalizzate e sono visibili al Museo civico grazie alla presenza di un totem dedicato, oppure possono essere visti gli originali consultando l’archivio storico.
Ciò che più affascina di queste cartoline è la loro capacità di restituire ai nostri occhi scorci e tratti di vita quotidiana di un secolo fa.
Le differenze paesaggistiche dovute alla vegetazione e alle nuove costruzioni, gli affreschi nei palazzi del centro storico ora sbiaditi, gli abitanti che frequentavano la zona della Rocca senza intenti turistici, le auto d’epoca che non si incolonnavano al semaforo, la piazza al ponte di Pagnano con bambini in bicicletta, la visione dall’alto grazie ai dirigibili, antesignani dei droni.
Alcuni soggetti sono cambiati nel tempo tanto da diventare irriconoscibili senza l’aiuto della didascalia che accompagna ogni cartolina, altri sono immutati e testimoni silenziosi della vita del borgo negli anni.
Altri ancora ben si prestano come passatempo enigmistico per trovare le differenze tra la Asolo che conosciamo e quella che ormai sopravvive solo in una raccolta di cartoline in bianco e nero.
(Fonte: Laura Sambruna© Qdpnews.it).
(Foto: Archivio storico del Comune di Asolo).
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