Tra le note piacevoli di questo racconto, durante la serata viene accennato a uno studio di un ricercatore, Karl Von Frisch, capace di dimostrare con alcuni esperimenti che le api hanno un complesso modo di comunicare tra loro, sia con i feromoni, quindi con l’odore, sia con il movimento. Quella delle api è una danza, che parla tramite forme, velocità e angolazioni.

Il chimico Igor Gatto, in seguito, spiega come la presenza delle api influenzi non soltanto la quantità ma anche la qualità dei frutti: “Tagliando a metà una bella mela, vediamo moltissimi semi. Nelle mele più deperite invece sarà naturale vederne di meno. I semi che generano frutti più vigorosi sono quelli dovuti al trasporto delle api fuori lontano dall’albero d’origine. È a questo che serve l’impollinazione”.

In conclusione, poco prima di una degustazione di miele e di vino asolano, viene smentita un’altra credenza comune: il miele “millefiori” non ha una qualità maggiore rispetto al miele d’acacia, di castagno e agli altri, ma una diversa strategia di preparazione.

A testimoniarlo il fatto che sia sempre diverso ogni anno. In Veneto vengono prodotti oltre dieci tipologie di miele, una buona varietà a testimoniare un patrimonio di biodiversità che dev’essere tutelata a tutti i costi, in modo particolare nelle prossimità di una Città del Miele.

(Fonte: Luca Vecellio Qdpnews.it).
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