Come si vive in un piccolo borgo dell’Alta Marca Trevigiana e quali sono le difficoltà più grandi che si incontrano nella lotta quotidiana contro gli schemi e le mode che ci impongono i meccanismi delle società odierne, dove la contemplazione della semplicità cede spesso alla rincorsa al “tutto e subito”?
A Stramare, suggestivo e storico borgo del Comune di Segusino, c’è chi ha deciso di sua spontanea volontà di essere uno dei quattro abitanti che ancora resistono in questa realtà, dove il tempo sembra essersi fermato e dove le giornate vengono ancora scandite dai ritmi delle stagioni.
Mariano Lio non ha dubbi: non tornerebbe mai indietro e sceglierebbe altre mille volte di vivere nella “sua” Stramare, immerso nella natura e impegnato quotidianamente a mantenere vivo questo grazioso borgo trevigiano con piccoli e grandi lavori manuali e con iniziative che valorizzano tutto quello che può essere offerto dal punto di vista della cultura e delle tradizioni.
Usi e costumi che affondano le loro radici in una storia che parla di sudore e sacrifici di tanta gente che, con semplicità e autenticità, ha scolpito il presente di chi oggi può permettersi di venire in vacanza in questi luoghi.
Certamente, come precisato dallo stesso Lio, la vita in un borgo con poche anime, lontano dalle apparenti comodità delle nostre città e dei nostri paesi, non è per tutti ma, a volte, i veri limiti si trovano dentro la mente delle persone perché da Stramare, in pochi minuti, si possono raggiungere farmacie, botteghe alimentari, uffici postali e tutto l’indispensabile per una vita decorosa e senza privazioni particolari.
“La mia Stramare io me la godo davvero. – ha spiegato Mariano Lio – Tutti mi chiedono come si faccia ad abitare in un borgo pressoché disabitato, siamo infatti in quattro abitanti. Io rispondo a tutti che è facile e tante volte i limiti sono dentro di noi. Siamo così abituati ad avere tutto sottomano che, anche solo inoltrarci in mezzo ad una valle, fra case chiuse e tanto verde, ci mette ancora un po’ di angoscia quando invece è la cosa più naturale e più piacevole che si possa fare”.
“Gli abitanti del borgo di Stramare – prosegue – solitamente vengono chiamati “Quei da Stramare” ma in italiano potremmo dire i stramaresi, stramarensi per essere un po’ più eleganti. Questo è un borgo che nel tempo si è disabitato, aveva anche 130 abitanti al massimo, quasi tutti Stramare di cognome. C’è stato un progressivo abbandono dato dalle comodità che ci sono a valle e il bisogno di lavoro e di case più spaziose. Adesso siamo in pochi però, quando si abita in luoghi come questi, i rapporti diventano più forti e quando ci si trova è un piacere: qui ci si saluta sempre”.
Il borgo di Stramare conserva ancora alcune delle sue strutture più significative come la chiesetta di San Valentino, la piazzetta con la fontana e l’ex scuola elementare, elementi fondamentali che si ritrovano in altre realtà simili.
“La chiesetta è dedicata a San Valentino – aggiunge Mariano Lio -, il protettore degli epilettici. Ci tengo a sottolinearlo perché, negli ultimi anni, ma è anche comprensibile, il marketing e la modernità hanno fatto sì che si confondesse con il San Valentino degli innamorati, che è molto più redditizio per una festa e per qualsiasi occasione. Però, il vero senso di questa chiesetta era cercare la protezione contro questa malattia, un po’ oscura, detta il mal de San Valentin”.
“La valorizzazione di un contesto così minimo – precisa – è fatta anche di piccole cose messe assieme perché qui, in fondo, non c’è un monumento importante e non ci sono delle case strepitose: è un insieme di piccole cose che sono ora un piccolo contesto o una muratura a secco, ora un angolino con dei fiori o una tradizione che ritorna alla luce”.
In questi anni, tutto questo ha permesso a Stramare di diventare un borghetto piacevole che viene visitato per la sua autenticità e per la cura che la gente di questi luoghi mette ogni giorno per preservare le sue architetture ma anche le sue tradizioni.
Tra le realtà che tengono vivo il borgo di Stramare, facendolo conoscere in tutto il mondo, c’è anche il Coro di Stramare.
“Visto che non vogliamo farci mancare nulla abbiamo anche il coro. – racconta Lio – Un borgo quasi disabitato che ha una voce importante e che è diventata ormai da dieci anni un biglietto da visita. Tutto è nato circa undici anni fa dal recupero di un’antica lauda natalizia che più o meno potrebbe risalire al Cinquecento/Seicento e che si era salvata proprio qui a Stramare. A volte, infatti, succede che in questi contesti minimi, in fondo ad una valle, si conservino delle cose che magari nei centri abitati più grandi rischiano di sparire”.
“Un giorno – conclude – una persona di Treviso mi ha chiesto: ‘Ma allora lei abita proprio qui?’ Io ho risposto di sì. Ha continuato chiedendomi se lo facessi sempre, anche d’inverno e quando nevica. Io vivo sempre qui, se ho bisogno dei negozi o di andare a lavorare con la macchina in pochi minuti sono giù in paese. Poi ho chiesto alla signora in questione dove abitasse e lei mi ha risposto a Treviso anche se per arrivare nel luogo di lavoro ci mette quaranta minuti in macchina. Vedete che è tutto relativo e tante volte i limiti che appaiono inizialmente in questi contesti sono più nella nostra testa”.
Per Mariano Lio tutti noi abbiamo perso un po’ il contatto con la natura e con le cose che contano veramente anche se l’emergenza da Coronavirus, forse, ha spinto le persone a riflettere e a vedere i fenomeni in modo diverso.
Il borgo di Stramare, reso ancora più accogliente dal lavoro del gruppo spontaneo “amareSTRamare”, anche grazie ai fondi arrivati per il sapiente recupero della storica toponomastica, è il luogo ideale per una passeggiata tranquilla senza troppe pretese.
Vivere in un borgo come Stramare non è per tutti mentre ognuno di noi, invece, può sicuramente imparare ad apprezzare l’impegno di chi non vuole far morire la memoria storica delle nostre comunità che, anche grazie a persone come Mariano Lio, potrà essere trasmessa alle future generazioni per renderle più consapevoli delle loro radici.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
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