La pieve di Sant’Andrea di Bigonzo si trova nel Comune di Vittorio Veneto, ai margini del territorio di Serravalle ed è la chiesa matrice delle antiche comunità cristiane della zona. La sua importanza come luogo di culto si evince immediatamente dando una rapida occhiata al suo interno – dove chiaro è l’investimento di generazioni e generazioni di committenti – e al gran numero di lapidi commemorative di personaggi di spicco del passato.
Questa importanza è stata ulteriormente confermata dalle indagini archeologiche, le quali hanno riscontrato nello stesso luogo un edificio e delle sepolture risalenti al VI secolo. Da qui, la storia della pieve trova un successivo punto fermo nel testamento di Gabriele da Camino del 1224 e nella consacrazione per mano del patriarca di Grado nel 1303.
Lo stile dell’edificio è da collocarsi sotto l’etichetta del romanico, con la sua facciata a capanna ed il tipico rosone, ma anche del gotico, con lo slancio del presbiterio e dei numerosi archi ogivati. La decorazione interna è però un’esplosione di XV e XVI secolo, con un tripudio di affreschi che interessano la superficie di gran parte delle pareti della navata e delle quattro cappelle angolari.
Entrando nell’edificio e svoltando subito a destra si iniziano ad incontrare le prime opere, in particolare un piccolo ma consistente nucleo di pitture che Fossaluzza (2003) ha attribuito a Iseppo da Cividale, affrescante attivo a Sant’Andrea sul finire del Quattrocento.
Tra queste, di particolare interesse è la Messa di San Gregorio Magno, dove all’interno di un finto altare dai tratti spiccatamente rinascimentali si apre una scena insolita: il papa inginocchiato di fronte ai simboli del sacrificio eucaristico e la sua stessa visione del Cristo Passo sorretto dai dolenti.
Un dipinto dai caratteri devozionali, non solo per i tratti molto caricati e coinvolgenti dei personaggi, ma anche per la presenza nello stesso affresco di un’orazione per l’indulgenza.
Sul lato destro della navata si trova poi – sempre della fine del Quattrocento – l’altare marmoreo rinascimentale di Santa Caterina, dove alla statua in pietra della martire si affiancano altri interventi di Iseppo da Cividale e di Antonio Zago.
Quest’ultimo ricopre un ruolo di protagonista all’interno della pieve, grazie al numero di importanti committenze che gli valgono sulla parete opposta ben due Sacre Conversazioni e l’intera decorazione della cappella di Sant’Andrea, degli inizi del XVI secolo. Collocata accanto al presbiterio, è interamente decorata dalle storie del santo titolare – dove interessanti sono le variegate espressioni dei personaggi, tipiche dello Zago –, oltre che dalla presenza dei simboli degli evangelisti e dei dottori della Chiesa sulla volta a crociera.
In una delle due partizioni più in basso, il pittore rappresenta una monumentale Madonna della Misericordia, intenta a proteggere la Confraternita dei Battuti sotto il suo ampio mantello. In maniera del tutto curiosa, questa stessa iconografia viene ripetuta anche in due piccoli finti stendardi, uno all’interno della composizione, l’altro affrescato appena accanto sul pilastro di imposta dell’arco trionfale.
Sono infine altre quattro le opere che è doveroso citare, per un rapido ma serio excursus della pieve: un crocifisso ligneo della metà del Trecento sulla parete absidale – afferente alla tipologia del Cristo gotico doloroso –, il polittico di Marco Vecellio della fine del XVI secolo e l’insolita presenza di ben due Trasfigurazioni entro cornici architettoniche aggettanti.
Queste sono rispettivamente opere del grande artista Cinquecentesco Francesco da Milano e del Seicentesco Francesco Frigimelica, l’uno con un affresco sul lato destro della navata, l’altro con una tela sul sinistro.
Solo il confronto tra queste due opere richiederebbe uno scritto a parte, motivo ulteriore per invitare senza indugio all’approfondimento di questo straordinario catalogo d’arte che è la pieve di Sant’Andrea di Bigonzo.
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(Fonte: Cristina Chiesura).
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