“Malvasia. Il vino prezioso d’Oriente che Venezia rese nobile nel Mediterraneo”: il nuovo libro di Costacurta e Tazzer

Costacurta

“Malvasia. Il vino prezioso d’Oriente che Venezia rese nobile nel Mediterraneo” è il titolo della nuova fatica editoriale del professor Angelo Costacurta e del giornalista e scrittore Sergio Tazzer, che ancora una volta hanno cercato di approfondire il ruolo del vino nella storia dell’uomo.

Come detto in più occasioni, l’obiettivo dei due autori non è tanto quello di parlare della storia del vino ma di presentare gli intrecci di questa bevanda “di-vina” con le vicende più importanti della storia dei popoli della terra.

La grande famiglia delle Malvasie ha origini antiche e deriva da varietà del Peloponneso diffuse un po’ ovunque da navigatori del Mediterraneo, in modo particolare della Repubblica di Venezia.

“Questo libro è il secondo di una collana che abbiamo iniziato con il Marsala e che dovrebbe parlare di storia e di vino – spiega il professor Angelo Costacurta -. Non storia del vino ma eventi storici di una certa importanza che sono in qualche maniera legati al vino. In realtà si dovrebbe dire Malvasie perché ce ne sono moltissime: solo in Italia nel registro nazionale delle varietà sono iscritte 19 Malvasie. Queste Malvasie dovrebbero derivare da antichi vitigni coltivati nel Peloponneso e commercializzati nel porto fortificato di Monemvasia, piccolo borgo dal quale avrebbero preso il nome”.

“Sono stati i veneziani che, storpiando un po’ il nome, sono arrivati al termine Malvasia – prosegue il professore -. In realtà non sappiamo se le nostre Malvasie sono veramente le discendenti delle varietà di Monemvasia coltivate nel 1200 e fino al 1500-1600 da quelle parti. È difficile saperlo con certezza perché sono passati tanti anni ma anche perché oggi nel Peloponneso ci sono delle varietà che probabilmente non sono le stesse di allora perché in mezzo c’è stato un lungo dominio arabo che ha azzerato la viticoltura di quelle zone”.

Per il professor Costacurta senza Venezia oggi non si potrebbe parlare di Malvasie e nel libro scritto insieme all’amico Sergio Tazzer si parte dal 1200, anno della quarta crociata.

“In questa crociata, promossa da papa Innocenzo III, Venezia ha partecipato in maniera un po’ particolare perché i veneziani, da bravi commercianti, volevano andare d’accordo anche con i turchi – aggiunge il professor Costacurta -. Di fronte a un’offerta irrinunciabile da un punto di vista economico hanno accettato di trasportare, nel rispetto del primo accordo, i crociati in Terra Santa. In realtà ne hanno fatte un po’ di tutti i colori fino alla conquista di Costantinopoli”.

Da quel preciso momento Venezia ha diffuso e valorizzato le Malvasie in tutto il bacino del Mediterraneo e in altre zone d’Europa.

Le Malvasie erano già un vino di un certo valore – precisa Costacurta -, ci sono infatti dei documenti che attestano che alla corte di Costantinopoli si bevesse il vino di Monemvasia. Già nel 1218 il vescovo di Efeso diceva che anche l’imperatore di Costantinopoli apprezzasse la Malvasia. Però Venezia l’ha distribuita in tutto il mondo e l’ha talmente valorizzata che in città le osterie più ricercate sono state chiamate Malvasie. Nel libro riportiamo moltissimi documenti in cui si parla di Malvasie: per esempio è scritto da parte di un cardinale di Motta di Livenza che Martin Lutero fosse un appassionato delle Malvasie”.

“Nei suoi sermoni – precisa il professor Costacurta – Martin Lutero diceva: ‘Guardate Dio non vi sta alle spalle con un bastone in mano ma davanti con un bicchiere di Malvasia’. Il nostro libro uscirà il 25 novembre e, rispetto allo stato di salute delle Malvasie, posso dire che quando lavoravo come ricercatore, circa vent’anni fa ci siamo posti l’obiettivo di riprendere questi vitigni, che erano stati un po’ abbandonati, per rivalorizzarli”.

“Abbiamo cominciato con un convegno a Parenzo e poi abbiamo fatto sei simposi internazionali – conclude l’esperto di viticoltura -, l’ultimo ad Alghero due anni fa”.

“Quest’anno doveva essercene un altro ma è stato rimandato per il problema della pandemia. Oggi in Italia ci sono poco più di 12 mila ettari di Malvasie. La Malvasia è camuffata sotto altri nomi ed è simpatico il fatto che oggi un nome che va di moda è il Prosecco e c’è una Malvasia, che è la Malvasia lunga, che in loco viene chiamata “Prosecco nostrano”. Si tende sempre a dare il nome di un vitigno famoso ad altri vitigni che non lo sono. Obiettivamente, nell’ambito di tutte le Malvasie ce n’è qualcuna veramente di valore”.

(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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