E’ la curatrice della rassegna “Interreligious 2019”: intervista alla teologa Beatrice Rizzato

Ai nastri di partenza la nuova edizione di “Interreligious 2019”, una delle più importanti manifestazioni sul dialogo interreligioso in Veneto e in Italia. Ancora una volta è stata scelta la città di Padova, significativo centro della cristianità italiana, per lanciare un messaggio importante per sottolineare la necessità di investire nel dialogo fra culture e religioni, in un periodo storico dove la conoscenza reciproca sembra essere la vera sfida per chi vuole costruire una società migliore.

Sette serate di cinema, con proiezioni all’Mpx – multisala Pio X di Padova, cinque tavole di dialogo tra religioni, ospitate negli spazi del Centro universitario di Padova, in via Zabarella, e due eventi speciali per un programma davvero ricco e capace di diversificare l’offerta culturale, puntando su vari approcci ai temi della manifestazione.

Abbiamo dialogato con la curatrice Beatrice Rizzato, teologa cattolica e insegnante di religione in una scuola superiore di Padova. La professoressa Rizzato collabora da diversi anni con il Centro universitario di Padova (ente diocesano) e con il Centro servizi del volontariato di Padova.

Quando e perché nasce “Interreligious”? Quanto è importante sensibilizzare le persone e i religiosi rispetto al tema del dialogo interreligioso?

“Interreligious” nasce nel 2013 e la prima edizione è stata presentata a febbraio 2014. La rassegna è sorta come interesse personale per il dialogo interreligioso in seguito ad un percorso accademico, concluso a Venezia nel 2013, dove ho approfondito questi temi. La sfida iniziale era quella di far conoscere al grande pubblico le più comuni religioni presenti sul territorio italiano. In secondo luogo, si voleva mostrare che, a partire dall’esperienza dell’umano, più che dalle diverse teologie o tradizioni filosofiche, si potevano condividere molti elementi e valori comuni. Il primo anno abbiamo sviluppato il tema della trasmissione educativa, poi la cura della Terra, il valore della comunicazione, la misericordia nelle religioni, un’indagine su chi sia l’altro e poi il delicato tema degli ultimi nelle religioni. L’esigenza di iniziare un sentiero di dialogo tra le diverse religioni nella mia città è nata, in primo luogo, dalla constatazione che, nell’ambiente scolastico dove opero, le giovani generazioni poco conoscono delle religioni. In un mondo così interconnesso, invece, è necessario avere un quadro preciso del fenomeno religioso per comprendere gli altri senza preconcetti. Ritengo molto importante educare ed educarsi all’ascolto e alla conoscenza dell’altro diverso da noi perché ci aiuta a comprendere meglio la nostra fede e che la pacifica convivenza è l’unica strada possibile per l’uomo. Tutte le religioni promuovono, infatti, il rispetto e l’incontro e in questo modo contribuiscono a formare le coscienze degli individui su valori condivisibili da tutti. Perché dove c’è un dialogo c’è il confronto, la disponibilità ad accogliere e il conflitto viene disinnescato.

“Interreligious” è una manifestazione di rilevanza nazionale e negli anni ha ospitato personaggi di spicco del dialogo fra culture e religioni. Quali sono stati i nomi più importanti che sono intervenuti negli incontri delle “tavole del dialogo” della domenica?

Non sono in grado di fare questo confronto. Ciascun relatore, per me, ha contribuito a creare uno stile di condivisione con l’altro perché, partendo dalla propria tradizione religiosa, ha cercato di vedere se il tema che faceva da focus in quell’edizione lo interrogava e quali contributi poteva mettere a disposizione del pubblico. Tutti hanno saputo catturare l’attenzione dei presenti, altrimenti la rassegna non avrebbe continuato ad avere una così estesa conferma da parte del pubblico.

Il tema di quest’anno è “Quale cibo per la vita?” Ci può raccontare quali saranno i momenti più importanti e le novità dell’edizione del 2019?

La prossima edizione, ormai alle porte, inizierà il 31 gennaio e si concentrerà su un altro aspetto della vita dell’uomo da conoscere e su cui poter riflettere insieme. Il nutrimento fa parte della nostra originaria esperienza umana e il cibo ha un’importanza fondamentale per la sopravvivenza. Cibo fisico ma grande importanza ha anche l’aspetto del cibo immateriale, spirituale. Di che cosa ci nutriamo oggi? Ci siamo abituati a ingerire o ingoiare di tutto o vi è la ricerca di un cibo che ci possa realmente nutrire e conferire un senso di appagamento e di gioia? Le religioni in che modo possono aiutare l’uomo di oggi a discernere il cibo più autentico? La rassegna mantiene il medesimo format delle precedenti edizioni. Ogni settimana è dedicata ad una religione diversa che presenterà l’approfondimento del tema attraverso un film, durante una serata della settimana, e con una tavola rotonda domenicale. Oltre a questa formula standard avremo un approfondimento del tema il 4 febbraio, alle 17.30, attraverso la visione di short film, sul tema del cibo in quattro diverse religioni, presentati da Andrea Morghen, il nuovo direttore del “Religion Today” di Trento e alle 21.00 un approfondimento sul tema del cibo con due professori dell’Università di Padova. Avremo poi due eventi speciali: l’1 febbraio, alle ore 17.00, ci sarà la cerimonia del tè con la spiegazione del suo rapporto con lo zen, a cura del professore Tollini e della maestra del tè Machida Senyo. Il 9 febbraio, sempre alle ore 17.00, l’altro evento speciale: il concerto di canti e musiche dal mondo (tradizioni cristiana, indiana, persiana).

Si sente di ringraziare qualcuno in particolare per questi anni di intenso lavoro per cercare un confronto e un dialogo tra le religioni in Veneto? A suo parere qual è il termometro dell’attuale situazione italiana ed europea su questi temi?

Ringrazio gli sponsor, il Centro universitario e il Centro servizi del Volontariato, che hanno continuato a credere in questo progetto e tutti coloro che, a vario titolo, sono intervenuti contribuendo a creare uno stile di pacifico confronto fra culture e tradizioni diverse. Oggi il dialogo interreligioso è solo agli inizi in Italia e credo che il nostro progetto, a livello ecclesiale e sociale, sia ancora da svilupparsi compiutamente. C’è molto lavoro davanti ed è necessario individuare persone interessate e percorsi comuni per promuovere una cultura di pace e per formare tutti i credenti delle diverse tradizioni al valore del dialogo. E’ una via necessaria quella del dialogo perché obbliga a guardare avanti, a quello che vogliamo costruire insieme.

(intervista a cura di Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: Qdpnews.it ® riproduzione riservata).
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